Il potere della banca centrale

Alberto Predieri

Fuori collana

Anno :1996

Pagine :312

Prezzo :30,99€

ISBN :978-88-368-0392-7





Il libro:
Se la banca centrale è sempre uno dei formanti dell’economia sociale di mercato, fondata su un mercato eterocorretto ed eterorganizzato, come garante della stabilità monetaria, bene fondamentale e base della stabilità sociale, nel nostro paese la Banca d’Italia ha un ruolo più incisivo di quelle delle sue consorelle.
Un’attività multiforme, un alto tasso di indipendenza, uno strumentario ricchissimo che fornisce un nocciolo di norme ed un alone di influenza e di persuasione, l’uno e l’altro debordanti dai settori creditizi e finanziari e dalla regolazione del prezzo del denaro e dei consumi, per investire i rapporti fra banca e industria e configurarli in un modo decisivo per classificare il tipo di capitalismo di un paese, una concentrazione nello stesso ente di poteri normativi, amministrativi, di controllo, di vigilanza e di poteri privatistici nel mercato aperto, una comunicazione diretta con l’opinione pubblica, un prestigio tale da escludere controlli e discussioni e tale da far ricorrere, nei momenti di crisi del paese, ai banchieri come altrove ed altre volte nella storia si ricorreva ai generali, fanno della Banca d’Italia un caso unico.
È un apparato singolare per potere ed efficienza in uno stato che non ha né l’uno né l’altra; in uno stato che ha il suo compito principale e legittimante nel garantire un’organizzazione poliarchia della società e dell’economia, che, con l’osmosi fra stato e mercato, assicuri l’equilibrio; in uno stato che sta cambiando, non più di partiti o di gruppi di interesse, ma che si regge sulle intese del circuito elettorale-rappresentativo con il circuito degli interessi e delle forza sociali, nel quadro delle compatibilità che la tecnocrazia della banca centrale individua.
La Banca d’Italia è un elemento centrale di un assetto dell’apparato statale nella società che appare diverso da quello degli equilibri tradizionali della separazione dei poteri e induce a chiederci se stiamo di fronte a un’isola di eccezionalità o a un paradigma di un mondo di istituzioni diverse.