Dono dell’ebbrezza
Claudio Rodríguez
Passigli Poesia
Dono dell’ebbrezza è la prima emanazione di una poesia che nel suo insieme sentiamo – osserva Antonio Gamoneda – come «un essere vivente», coerente, necessario, prima ancora che una fictio letteraria, un essere mosso dall’urgenza di conoscersi e di comprendersi. Siamo di fronte dunque a un’esperienza poetica che ha come obiettivo principale la conoscenza dell’unione vitale tra le cose, e di fronte a un processo creativo che si mette a nudo, che si interroga e ci interroga sul vero significato e sulla vera funzione di quella irrazionalità così tante volte segnalata dai critici. L’irrazionalità affiora, in verità, come espressione rituale dell’io del giovane poeta a celebrare la totalità del creato, i legami profondi tra uomo e natura, tra la chiarità dell’ebbrezza intuitiva e l’oscurità del corpo umano e della materia. L’irrazionalità è dunque uno strumento per accostarsi al mistero dell’esistenza, al mistero della parola che aspira a dirlo, ma senza mai sottrarsi allo sforzo interpretativo, all’ansia di decifrare il senso più vero e ultimo della realtà…
Claudio Rodríguez (Zamora, 1934 – Madrid, 1999), uno dei maggiori poeti spagnoli della seconda metà del Novecento, appartiene a quella che le storie letterarie definiscono “Generación de los Cincuenta”, un consistente gruppo di autori di altissimo valore letterario, ancora poco conosciuti in Italia. L’opera poetica di Rodríguez comprende cinque raccolte: oltre allo splendido esordio, Don de la ebriedad (1953), con cui vinse il prestigioso premio Adonáis, Conjuros (1958), Alianza y Condena (1965), El vuelo de la celebración (1976) e Casi una leyenda (1991). Numerosissimi i riconoscimenti ottenuti, tra i quali l’elezione a membro “de número” della Real Academia Española nel 1987.
Dalla prefazione di Pietro Taravacci