Forse un viso tra mille
Umberto Bellintani
Passigli Poesia
Vero protagonista appartato della poesia italiana del Novecento, Umberto Bellintani (San Benedetto Po, 1914-1999) aveva studiato a Monza per divenire scultore, con maestri del calibro di Arturo Martini, Pio Semeghini, Edoardo Persico. Abbandonò la scultura dopo la Seconda guerra mondiale, che gli fece conoscere tra l’altro, oltre alle guerre di Grecia e di Albania, la prigionia nei campi di Görlitz, Dachau, Torn e Peterdorf. A partire dal 1946, sue poesie cominciano ad apparire su riviste come «Politecnico» di Elio Vittorini e «Paragone» di Roberto Longhi, riscuotendo l’interesse dei critici più importanti dell’epoca; poi, nel 1953, esce presso Vallecchi la sua prima raccolta, Forse un viso tra mille, cui faranno seguito Paria (a cura di Vittorio Sereni e con prefazione di Giansiro Ferrata, Meridiana, 1955) ed E tu che m’ascolti (Mondadori, 1966). Il consenso critico verso queste sue opere è pressoché unanime, eppure Bellintani da questo momento scompare dalla scena letteraria e per trentacinque anni non pubblica più nulla. Solo nel 1998, poco prima della morte, escono due sue raccolte: Nella grande pianura (in un’antologia a cura di Maurizio Cucchi) e Canto autunnale.
Forse un viso tra mille era dunque il titolo della prima raccolta di Umberto Bellintani. Da tantissimo tempo esaurita e ormai veramente introvabile, abbiamo pensato di ripubblicarla al completo, facendola peraltro seguire dall’importantissimo carteggio tra Umberto Bellintani e Don Primo Mazzolari. L’occasione per questa nuova edizione ci viene offerta dal centenario della nascita del poeta, in occasione del quale i comuni di San Benedetto Po e di Mantova organizzeranno, a partire dal mese di maggio, tutta una serie di iniziative.