Gli anni perduti

Vitaliano Brancati

Passigli Narrativa

Anno :2025

Pagine :248

Prezzo :16,50€

ISBN :9788836821136

Nell’immaginaria città di Natàca (anagramma del nome greco di Catania), la noia regna sovrana e tutti sembrano presi da un’indolenza collettiva. I protagonisti della storia, giovanotti borghesi e intellettuali sfaccendati, passano le loro giornate – che si susseguono uguali l’una all’altra – tra scherzi, relazioni ed espedienti per non tornare alle proprie occupazioni. A porre fine a questo torpore arriva il misterioso professor Buscaino, con una proposta tanto bizzarra quanto dirompente: costruire una torre panoramica nel cuore di Natàca. L’impresa, accolta con grande entusiasmo, coinvolge l’intera città per dieci lunghi anni, ma quando l’inaugurazione dell’edificio è ormai prossima, i natachesi si troveranno di fronte a un’amara sorpresa…
Vera e propria autobiografia di una generazione, il romanzo "Gli anni perduti" (apparso a puntate su «Omnibus» tra il 1934 e il 1936, poi pubblicato in volume nel 1941) non è solo un affresco della provincia siciliana: al pari di altre opere contemporanee, infatti – si pensi ad esempio a "Gli indifferenti" di Moravia (1929) –, dà voce a una critica più ampia alla società borghese di quegli anni, prendendo di mira anche il vitalismo più apparente che reale del regime fascista con i suoi rituali. Come osservava lo stesso Brancati in una lettera al suo ex professore di liceo Francesco Guglielmino, "Gli anni perduti" «è stato scritto in un periodo molto nero della mia vita: di crisi, si direbbe con una brutta parola moderna. Era la prima volta che vedevo tutta la stupidità dell’attivismo e di coloro che, non avendo un serio modo di vivere, trovano, negli attivisti, medici o guide miracolosi».

 

Vitaliano Brancati (Pachino, 1907 – Torino, 1954) è stato uno dei più importanti scrittori del Novecento, nonché sceneggiatore cinematografico per registi come Luigi Zampa, Mario Monicelli e Roberto Rossellini. Nato in una famiglia di letterati, dopo gli studi si trasferisce a Roma, dove inizia a collaborare con riviste e quotidiani vicini al regime. Anche in seguito alla censura per “oscenità” del suo primo romanzo, "Singolare avventura di viaggio" (1934), comincia a prendere le distanze dall’ideologia fascista e inizia a collaborare con la rivista «Omnibus» di Leo Longanesi, dove appare a puntate quello che è considerato il suo primo romanzo maturo, "Gli anni perduti"; seguirà, nel 1941, una delle sue opere più celebri, "Don Giovanni in Sicilia". Dopo la Liberazione, nel 1946 sposa l’attrice Anna Proclemer e, tra il 1946 e il 1947, dà alle stampe i racconti de "Il vecchio con gli stivali" e "I fascisti invecchiano" (entrambi di imminente pubblicazione nelle nostre edizioni). La sua opera narrativa si chiude con due capolavori: "Il bell’Antonio" (1949) e il postumo "Paolo il caldo" (1955).