Il libro:

E potrebbe la nostra storia/di padre e figlia/così grande amore/non interessare: a cominciare da qui sembrerebbe che nient'altro resterebbe da dire salvo racchiudere e custodire gelosamente nello spazio del privato la festa di un sentimento, quello istitutio nel rapporto padre-figlia, troppo grande per essere capito e condiviso, e questo allo scopo di preservarlo dal rischio di ogni fraintendimento: per paura o per pudore di non risultare significativi, esemplari: se a sconsigliare ogni timore e reticenza non ci fosse un'urgenza troppo grande, una voce di verità che si fa necessità ineludibile di rielaborare il senso di una storia, attraverso la parola, sulla scorta di una certezza, quella dell'amore, intesa come esperienza che continuamente si rifà presente per invadere e permeare tutto quanto lo spazio della vita, escludendo ogni idea della fine, di un qualcosa concluso in maniera irreversibile.

E' che l'amore, di per se stesso sempre unico e esemplare, autorizza sicuramente ogni ardire e impudenza, legittima anzi e giustifica la prosecuzione del suo disvelamento, quali che siano circostanze e protagonisti, soprattutto quando chiama in causa figure archetipali.

L'autrice:

Antonietta Dell'Arte, siciliana di Troia, vive e lavora a Milano. Fra i numerosi libri da lei pubblicati, Lei (Marsilio 2011), selezionato al Premio Viareggio-Repaci, e Filtro (Guanda 1981). Suoi testi poetici sono stati tradotti in Francia e in Romania. E' stata inserita in Manifesti di poesia (Rusconi 1988), Poeti latini (Bompiani 1993), Repertorio della poesia contemporanea 1970-1980 (Mursia) e nell'antologia Il verso dell'infinito (Marsilio 1999).