In bilico
Sauro Albisani
Passigli Poesia
«… Risuona lo stile di Albisani, tra i nostri migliori e più autentici poeti, ancora nitido. Si mostra erede quasi scanzonato, cioè libero, del miglior Novecento italiano, fa stare dentro la sua poesia le mosse di certe imprendibili sfumature luziane o uno “spietato tango” montaliano a far rima con “piango”. Certo Caproni risuona non poco, quello di Res Amissa, che compare pure esplicitamente, come se ci fosse anche qui forse qualcosa di perduto, o nascosto. Ma mai Albisani ricade dentro la sola letteratura.
La sua poesia, anche in questi territori dove le ombre si addensano, dove il sentimento del tempo si fa smagato e quasi arido, è pur sempre poesia bambina. L’infanzia non abbandona l’Albisani che si sente invecchiante e amaro e abitato da stupori bizzarri, obliqui. Un che di infantile non abbandona questa poesia che comunque ha negli occhi e nel cuore la tensione a una osservazione del vivente come segno, come alfabeto di un discorso da decifrare, lingua da imparare ancora e ancora…»
Dalla prefazione di Davide Rondoni
Nato nel 1956 a Ronta del Mugello, Sauro Albisani vive a Firenze. Dopo gli studi classici si è laureato in Storia del Teatro e ha iniziato a insegnare nella scuola secondaria superiore. Le sue precedenti raccolte sono: "Terra e Cenere" (Il Labirinto, 2002) e, uscite in questa nostra collana, "La valle delle visioni" (2012) e "Orografie" (2014). Tanti e importanti i riconoscimenti ottenuti: premio Frascati, premio Viareggio-Giuria, premio Pascoli, premio Carver, premio internazionale Gradiva (New York).
Poeta e drammaturgo, ha proposto a più riprese un teatro di poesia, sia come autore sia come attore e regista. Suoi maestri in questo duplice lavoro che ha visto spesso fondersi insieme le due esperienze sono stati Carlo Betocchi per la poesia e Orazio Costa per il teatro. In entrambi i casi un’amicizia più che decennale: del primo è stato segretario e ne ha curato molti degli ultimi libri pubblicati; del secondo è stato assistente alla regia accompagnandolo in numerose messinscene.
Per cinque anni ha diretto il teatro Giosuè Borsi di Prato. Su committenza del Teatro della Pergola, ha portato in scena, in forma di opera musicale e con l’interpretazione della Compagnia iNuovi, il percorso poetico ed esistenziale di cinque poeti del nostro Novecento: Pascoli, Gozzano, Palazzeschi,
Betocchi e Campana. Tra le sue pubblicazioni drammaturgiche, ricordiamo: "Campo del sangue", "Il santo inganno", "Il roveto ardente", "Un bagno caldo", "L’ultimo volo, Nero". Mentre, nel campo saggistico, "Il cacciatore d’allodole", "Ippocrene", "Verso casa", Cieli di Betocchi". Come traduttore, di grande rilievo la sua traduzione in endecasillabi del "Vangelo secondo Giovanni" e quella da Marziale ("Roma liberatutti").