Lettere d’amore di un sessantenne voluttuoso
Miguel Delibes
La Grande Biblioteca
Il libro:
Un vecchio scapolo castigliano stabilisce una corrispondenza progressivamente amorosa con una vedova andalusa attraverso una rivista. Nel corso di quarantadue lettere ci propone un ritratto complesso di se stesso: l'infanzia popolana, la carriera di giornalista sotto il franchismo, le sue idee intorno al progresso, all'amore, alla televisione, le sue preferenze gastronomiche e i suoi radicati costumi di 'voyeur' impenitente. Esempio di brillantezza costruttiva e di espressione diretta, questo romanzo del grande scrittore spagnolo Miguel Delibes (nato a Valldolid nel 1920, premio Cervantes nel 1993) ci parla, con sottile ironia, dell'amore, della speranza, delle cose di tutti i giorni, così da convertirci in destinatari delle confessioni di questo sessantenne tutto particolare e in complici privilegiati del sorprendente scioglimento della sua tanto agognata storia amorosa.
L'autore:
Miguel Delibes (nato nel 1920) rappresenta probabilmente il caso di maggiore disattenzione della cultura italiana verso la narrativa spagnola del Novecento. Scrittore di grandissimo valore, oltre che di notevole levatura morale, ha ormai raggiunto in patria un'importanza pari, se non superiore, a quella del Nobel Cela: in Italia invece le scarse traduzioni delle sue opere si sono disperse senza che gli venisse prestata una più approfondita attenzione, forse perché Delibes è sempre stato personaggio lontano dalle facili mode e perché il suo mondo narrativo è sempre stato popolato da personaggi difficili, spesso scostanti, marginali, fuori da troppo facili schematismi. Di Delibes la Passigli Editori ha pubblicato anche Diario di un cacciatore e Signora in rosso su fondo grigio.
Il brano:
«25 aprile 1979Mia gentile signora, Ieri, per puro caso, mi sono imbattuto nel suo annuncio sulla "Corrispondenza Sentimentale", mentre attendevo il mio turno nella sala d'aspetto del medico. Mi limitavo a sfogliare la rivista, quando, passando per la pagina che riportava la sua inserzione, mi sono sentito attrarre da qualcosa; si sarebbe detto che quelle poche righe fossero dotate di un potere magnetico, che, di colpo, avessero assunto rilievo e movimento, tanto da rendermi impossibile sottrarmi al loro richiamo. Le ho lette. Ho letto più volte la sua minuta, come se quelle semplici parole celassero una seconda intenzione, profonda e arcana. Ed ora, di ritorno a casa, con tutta calma, prima di accendere il televisore, mi sono deciso a scriverle queste parole.[…]»