Ode alla Rivoluzione
Poesie 1917-1923
Vladimir Majakovsij
Passigli Poesia
Vladimir Majakovskij (1893-1930) è stato il massimo interprete di quella generazione di poeti russi che aveva all’incirca vent’anni all’epoca della Rivoluzione. Figura emblematica e discussa di quella stagione, nessuno però ha potuto mai disconoscerne né l’importanza né la grandezza; e anche oggi, Majakovskij resta uno dei poeti principali e più popolari dell’intera letteratura del primo Novecento. In questa stessa collana, di Majakovskij sono già apparsi la prosa La mia scoperta dell’America, il poema Di questo e un’antologia delle poesie giovanili, Il flauto di vertebre. Quest’ultimo titolo, giunto già alla quarta edizione, comprende le poesie degli anni 1912-1916, chiudendosi dunque proprio a ridosso del periodo della rivoluzione sovietica.
Il nuovo volume che presentiamo raccoglie invece le poesie scritte durante e dopo la Rivoluzione, fino all’ultimo anno di vita di colui che di quell’epocale cambiamento sociale era stato il principale protagonista: Vladimir Lenin.
Ma non si tratta di un libro apologetico; in quegli anni Majakovskij è certamente il massimo rappresentante delle nuove idee e dei nuovi programmi scaturiti dal rovesciamento della società precedente, e tuttavia non ha ancora rinunciato – né mai vi rinuncerà fino in fondo – agli ideali che lo avevano formato e che avevano mosso il suo spirito libero, irrequieto e sostanzialmente anarchico. A Majakovskij, dopo quel 1923, sarebbero rimasti sette anni di vita, fino al suo tragico suicidio. Gli anni della Rivoluzione restano il momento forse culminante della sua parabola umana, quello che meglio illumina le ragioni espressive di questo grande poeta; e le sue poesie restano come testimonianza esemplare di un periodo di grandi speranze e, insieme, di grandi tragedie.
Battete sulle piazze il calpestio delle rivolte!
In alto, catena di teste superbe!
Con la piena del secondo diluvio
laveremo le città dei mondi.
Il toro dei giorni è screziato.
Lento è il carro degli anni.
La corsa il nostro dio.
Il cuore è il nostro tamburo.
Che c’è di più divino del nostro oro?
Ci pungerà la vespa d’un proiettile?
Nostra arma sono le nostre canzoni.
Nostro oro le voci che squillano (…)