Pianti piano
Eliza Macadan
Passigli Poesia
Non saranno questi versi di Eliza Macadan una versione contemporanea delle lacrimae rerum, le lacrime delle cose? In un passo dell’"Eneide" Virgilio asserisce «sono le lacrime delle cose e le cose mortali toccano i cuori». In un mondo frantumato, nello specchio infranto del sentire e del senso, nell’impossibilità di abitare il “romanzo quotidiano”, in un disagio carnalmente vissuto e nell’interrogazione amorosa del senso, cosa rimane? Con strutture complesse ricche di intonazioni, che fanno deflagrare più ambiti linguistici ed esperienze culturali, con improvvisi scarti intonativi e “virate del respiro”, in una intensa tessitura la Macadan mette in essere l’ordito e la trama delle articolazioni fra l’io e il tu, fra l’io e l’altro, e ciò che rimane di un orizzonte storico brutalmente esploso e ampiamente dissignificato e dissignificante. È un’epopea ricca, questa della Macadan, in cui una quotidianità mai banale dialoga con i grandi temi del consistere, in una ricerca sempre insoddisfatta di perfettibilità: forse l’unica dimensione che ci rimane in tempi di basso impero. Questi pianti sommessi, nel perenne considerare e nel rilancio comunicativo, aprono continuamente nuove possibilità sulle cose morte e su ciò che ha limite, la dura esperienza dell’imparare il transito dalla difficoltà all’opportunità (Presentazione di Amedeo Anelli).
Nata nel 1967, Eliza Macadan vive a Bucarest e scrive in romeno, francese e soprattutto in italiano. Le sue raccolte di poesia hanno ricevuto vari riconoscimenti in Romania, Italia e Francia, tra i quali il Premio Léon Gabriel Gros nel 2014 per "Au Nord de la Parole". Le raccolte italiane sono: "Frammenti di spazio austero" (2001, 2018), "Paradiso riassunto" (2012), "Il cane borghese" (2013), "Anestesia delle nevi" (2015, finalista ai premi Camaiore e Fabriano), "Passi passati" (2016), "Pioggia lontano" (2017), "Zamalek, solo andata" (2018).