Pienezza di vita
Racconti italiani
Edith Wharton
La Grande Biblioteca
Il libro:
I racconti di Edith Wharton di soggetto italiano, o che sono anche solo ambientati in Italia, suggeriscono in modo eloquente l'intensità del fascino esercitato sulla scrittrice americana dai paesaggi, dall'arte e dalla storia del nostro paese. Un fascino che la stessa Wharton confessava "irresistibile" e che non conobbe mai offuscamenti, come dimostra la stessa cronologia dei suoi racconti 'italiani', che abbracciano l'intero arco della sua carriera. Quelli raccolti nel presente volume - Pienezza di vita (1891), Anime attardate (1899), La tragedia della Musa (1899), La Duchessa in preghiera (1901) e Lo spasso di una notte a Venezia (1904) - colpiscono per la sicurezza di mano e la finezza con cui la narratrice sa già far tesoro delle esperienze della viaggiatrice. Ma il ricorrente motivo della donna frustrata nel suo anelito alla 'pienezza di vita' dal legame con un uomo che non la sa capire, ne suggerisce la sofferta matrice anche nell'infelice situazione matrimoniale della Wharton, al tempo stesso, presenta la prima formulazione di uno dei temi portanti di tutta la sua opera: la ricerca di un punto di equilibrio tra la soddisfazione degli impulsi individuali e l'inevitabile rispetto delle regole della convivenza sociale.
L'autore:
Edith Wharton, a lungo accomunata a Henry James, cui del resto fu legata da amicizia e da molti comuni tratti biografici, è oggi unanimemente riconosciuta come una delle maggiori ed autonome figure della letteratura americana a cavallo del secolo.
Di Edith Wharton la Passigli Editori ha pubblicato anche il racconto Xingu, Ville italiane e i loro giardini, La collezione Raycie, e Madame de Treymes .
Il brano:
«Da ore giaceva in una sorta di lieve torpore, non dissimile da quella dolce prostrazione che si impadronisce di noi nel silenzio di un meriggio d'estate, quando la calura sembra aver messo a tacere perfino gli uccelli e gli insetti, e, sepolti nell'erba fiorita dei prati, attraverso un'immota copertura di foglie d'acero guardiamo la vastità serena e inespressiva dell'azzurro. Di tanto in tanto, a intervalli sempre più lunghi, la trapassava una fitta di dolore simile a un'increspatura del lampo in quel cielo di mezza estate: ma era troppo breve per scuoterla dal suo stupore, da quel calmo, delizioso stupore senza fondo nel quale si sentiva sprofondare sempre di più, senza che la turbasse il minimo impulso a resistere, a cercare di riafferrarsi ai lembi evanescenti della coscienza.[…]»