Racconti erotici d’estate
AA. VV.
Passigli Narrativa
Il libro:
Da quale altro paese, se non la Spagna, poteva provenire questa raccolta? Quella Spagna che, dopo la liberalizzazione conseguente alla caduta del regime, ha espresso con prepotenza e originalità, in scrittori come Almudena Grandes o in registi come Pedro Almodóvar, tutto il suo prorompente erotismo?
L’idea di questo volume nasce da un grande editore madrileno, Tusquets, che, invece di raccogliere racconti sparsi già pubblicati, commissiona a una selezione di scrittori già noti o emergenti di lingua spagnola, spagnoli, quindi, ma anche latino-americani, un racconto da inserire nell’antologia, che risulta quindi composta da brani assolutamente inediti in ognuno dei quali la fantasia dello scrittore si arrende liberamente all’ispirazione della stagione più erotica dell’anno.
A quali audacie notturne può azzardarsi una turista in una città dove nessuno la conosce? Quando si è in due, si può desiderare la presenza di un terzo? Perché è così eccitantemente pericoloso il compimento dei più inconfessabili desideri? Entomologi per una volta a caccia di altro che insetti, nudisti ossessionati dai vestiti, architetti sperduti in un bosco alla ricerca della suprema eccitazione, cultore di ombelichi, sacerdoti turbati da una statua… tutti protagonisti di questi sedici racconti soccombono al sortilegio dell’eros che si sprigiona d’estate e i sedici incontri (o mancati incontri) narrati in questo volume svelano le facce molteplici dell’erotismo che esplode nella canicola estiva.
Il brano:
«Quell’estate sull’isola scoppiò la moda delle manette. Una turba di adolescenti usciva la sera con al polso l’anello metallico delle manette: la maggior parte di loro lasciava un anello vuoto, nella speranza che la persona che desideravano e che li desiderava decidesse di infilarci la mano, ma c’erano anche le coppie che invece uscivano già ammanettate di casa e sbandieravano ai quattro venti che stavano insieme, erano inseparabili. Sulle piste da ballo si vedevano luccicare le manette, gli anelli vuoti che penzolavano dai polsi. Se ti piaceva qualcuno, non dovevi fare altro che introdurre la mano nell’anello libero delle sue manette: e se qualcuno ti accettava, chiudeva la manetta intorno al tuo polso e vi ritrovavate uniti, e tu eri alla sua mercé, perché solo lui poteva aprire le manette e liberarti. Il bello delle manette, una volta chiuse e serrata intorno ai polsi, era che non c’era verso di stabilire, quando vedevi una coppia, di chi fossero le manette, chi fosse stato a cedere al richiamo dell’anello libero e avesse deciso di capitolare. Il guaio è che potevi sbagliarti, finire legato a un individuo bello e stupido, qualcuno che aveva al massimo una bella faccia ma che ti annoiava dopo i primi cinque minuti di contemplazione rapita…»
da Le manette