Un’alba americana
Joy Harjo
Passigli Poesia
«"Un’alba americana" ("An American Sunrise") inizia con la data del 28 maggio 1830, giorno in cui il Presidente Andrew Jackson “firmò illegalmente lo Indian Removal Act per la deportazione delle popolazioni sudorientali dalle nostre terre verso l’Occidente… Dovemmo vedere immigrati che entrarono nelle case con fucili, Bibbie, masserizie, intere famiglie, per prendere quello che era stato nostro, mentre eravamo circondati da soldati e trascinati via come bestiame sotto la minaccia delle armi”. Nonostante il titolo sembri auspicare un rinnovamento in un contesto contemporaneo, risulta subito evidente come l’esplorazione della storia e della colonizzazione procedano attraverso un percorso particolare per incorporare il passato nel presente. Ecco perché questi componimenti si fanno potenti veicoli di memoria, svelamento di eventi e di verità storiche essenziali. Harjo avverte nel profondo l’imperativo della testimonianza, costruendo immagini e accadimenti in una continua accensione memoriale per raccontare di nazioni, popoli, vite individuali che non devono essere spinti fuori dal tempo e dalla storia, come la scrittrice dichiara, “perché siamo di fronte a un’immane macchinazione della stessa storia, tenuta nascosta per proteggere dall’offuscamento il Sogno Americano”. (…) La voce poetica di Harjo evoca paesaggi e luoghi dove la vita è sentita in tutta la sua sacralità, manifestazioni, esseri infinitesimali, singole esistenze mai perse nella memoria e con le quali intesse un dialogo. Sono presenze di una potenza vivificante, nel senso profondo della continuità di un legame e non recupero archeologico e spettrale del passato»…
Dalla prefazione di Laura Coltelli
Bandella di chiusura
Joy Harjo (Tulsa, Oklahoma, 1951), 23rd Poet Laureate degli Stati Uniti, appartiene alla nazione degli Indiani Mvskoke (Creek Indians) ed è una figura di assoluto rilievo nel panorama della poesia americana contemporanea. Dopo aver frequentato corsi di pittura allo Institute of American Indian Arts di Santa Fe nel New Mexico, si trasferisce nello Iowa dove nel 1979 consegue il Master of Fine Arts e, tornata nel Sud-Ovest, è costretta ai più umili lavori per mantenere sé stessa e i figli. A seguito della pubblicazione delle sue prime raccolte e soprattutto di "She Had Some Horses" (1983), inizia a insegnare Creative Writing in varie università americane. È autrice di diversi volumi di poesia – tra cui "How We Became Human" ("Un delta nella pelle") e "Conflict Resolution for Holy Beings" ("La memoria della terra"), apparsi in questa collana rispettivamente nel 2017 e nel 2021 – di lavori teatrali, di libri per bambini e di due memoir: "Crazy Brave" (trad. it. Ibis, 2012) e "Poet Warrior" (trad. it. "Poeta guerriera", Ibis, 2022). L’ultima raccolta poetica, "An American Sunrise" (2019), ha ricevuto lusinghieri riconoscimenti da parte della critica e dei numerosissimi lettori, tanto che il volume viene indicato nelle varie classifiche dei più importanti quotidiani come un “National Bestseller”. Molto attiva nell’ambito della propria comunità etnica, a lei si deve il progetto e la pubblicazione, in qualità di curatrice, di due antologie dedicate alla produzione poetica di scrittori indiani di varie generazioni. Sassofonista a livello professionale con un suo gruppo, ha inciso sette album, l’ultimo dei quali è "I Pray for my Enemies". “Chancellor” della Academy of American Poets, nonché membro del Board of Directors Chair of the Native Arts & Cultures Foundation e della American Philosophical Society, ha ricevuto prestigiosi premi come il Ruth Lilly Prize dalla Poetry Foundation, il Wallace Stevens Award dall’Academy of American Poets, due NEA Fellowships, la Guggenheim Fellowship, e più recentemente il Bollingen Prize for American Poetry e il Poetry Society of America’s 2024 Frost Medal. Attualmente vive e lavora in Oklahoma dove le è stata conferita la Tulsa Artists Fellowship.