La poesia di Francesca Mazzotta piange senza stonature, «è rito e ritmo, ovvero solamente / misura che cadenza la paura», con mestizia elegiaca, con nostalgia malinconica.
L’intera produzione poetica di Pavese pubblicata in vita: “Lavorare stanca” nella «forma definitiva» del 1943, le due prose critiche che la accompagnavano e le sei poesie espunte. In appendice, il ciclo “La terra e la morte”, del 1947.
“Libro de poemas” (Libro di poesie) rappresenta l’esordio poetico di Federico García Lorca. Già pienamente rappresentativo del suo mondo poetico, comprende senza alcun dubbio alcune fra le più belle poesie del poeta spagnolo.
Onofrio s’immerge in una dimensione che salta il Novecento e l’Ottocento e si colloca, ma con istanze e progetti nuovi, verso un Settecento di furori che ha il passo di un Voltaire degli anni Venti del nostro secolo.
Se con “Romancero gitano” Federico García Lorca tocca una delle vette della poesia spagnola del suo tempo, è con “Poeta en Nueva York” che si guadagna un posto di primissimo piano nel pantheon della grande poesia novecentesca.
“Per il gran mare” segna una nuova tappa nella traiettoria poetica di Robayna e getta nuova luce anche sulle raccolte precedenti, due delle quali già apparse in questa collana. “Il libro, oltre la duna” e “Dell’ombra e l’apparenza”.
«Aleš Šteger ha arricchito sin dagli anni giovanili la poesia europea del nostro tempo, fornendole un paio di nuovi modelli. Ed è molto, è più di quanto avremmo potuto aspettarci». (Durs Grünbein)
Certo, per un poeta è sempre una profonda gioia – oltre che una sfida – confrontarsi, misurarsi e dialogare con un altro poeta. Edith Dzieduszycka avverte il bisogno di farlo con Fernando Pessoa, a cui si sente affine.
Apparso nel 1928, il “Romancero gitano” resta senza dubbio una delle opere fondamentali di Federico García Lorca e quella che ne consacrò defnitivamente la fama e la popolarità.