Vent’anni e un giorno

Jorge Semprún

Passigli Narrativa

Traduzione e note di Roberta Bovaia

Anno :2005

Pagine :256

Prezzo :16,50€

ISBN :88-368-0913-4



Quismedo, Toledo, 18 luglio 1956: nella sua proprietà, vent’anni dopo la fine della guerra civile, la famiglia Avedaño ha deciso di celebrare per l’ultima volta la cerimonia di espiazione con la quale, ad ogni anniversario, mette in scena l’uccisione del fratello minore da parte dei contadini in rivolta, avvenuta in quello stesso giorno del 1936. Tra gli invitati, un ispanista americano e un commissario della polizia politica, uniti dall’interesse di indagare sulla storia della famiglia, e soprattutto sulle relazioni segrete e morbose della bellissima ed enigmatica vedova dell’uomo assassinato e dei suoi familiari.

‘Romanzi a chiave’, condotto con straordinaria maestria narrativa, Vent’anni e un giorno è anche l’appassionata, disincantata e sottilmente ironica rievocazione della propria storia da parte dell’autore, che compare all’interno del racconto sia come ‘Narratore’, sia sotto le mentite spoglie di un misterioso personaggio dai molti nomi, che si rivelano essere i diversi pseudonimi utilizzati da Semprún nella lotta politica clandestina. Così, alla fine di questo denso viaggio nella memoria propria e del proprio Paese, la cerimonia che costituisce il singolare punto di partenza del romanzo – vuoto rituale di vittoria e di sconfitta, ripetuto ogni anno – diviene metafora degli altrettanto vuoti rituali della dittatura franchista: fuori da essa, fuori dal suo grigiore uniforme che tutto sembra soffocare, c’è la vita, che continua potente a seguire le sue imperscrutabili vie.
Jorge Semprún, nato a Madrid nel 1923, nel 1939 fu costretto dalla guerra civile a trasferirsi a Parigi; è appena scomparso nel giugno del 2011. Membro della resistenza durante l’occupazione tedesca, nel 1943 viene arrestato e inviato al campo di concentramento di Buchenwald. Dopo la liberazione, continua la sua intensa attività politica, coordinando le iniziative clandestine contro la dittatura franchista. Dal 1957 al 1962, sotto lo pseudonimo di Federico Sánchez, è stato tra i principali rappresentanti del partito comunista clandestino. Dal 1988 al 1991 è stato Ministro della Cultura in Spagna.
Fra le sue opere ricordiamo: Le grand voyage (1963, Premio Formentor; Einaudi, 1964), La deuxième mort de Ramón Mercader (1969, Premio Fémina), Autobiographie de Federico Sánchez (1978; Sellerio, 1979), L’écriture ou la vie (1994, Premio Fémina Vacaresco, Premio Città di Wimar e Premio Letterario dei Diritti dell’Uomo; Guanda 1996), Mal et modernitè (1995; Male e modernità, Passigli 2002), La montagna bianca (Passigli 2006). Eletto all’Accademia Goncourt nel 1996, nel 1999 ha ottenuto in Italia l’importante riconoscimento del Premio Nonino.
Veinte años y un dia (2003) è il suo solo romanzo scritto direttamente in lingua spagnola.



«Michael Leidson arrivò alla Maestranza a fine mattina.
L’aspettava Mayoral, l’intendente della tenuta, che lo accolse, offrendogli un caffè, una bibita, quello che desiderava. Magari, disse Leidson, qualcosa da bere, un bicchiere d’acqua fredda, perché no? Nient’altro? No, niente, un bicchiere d’acqua va benone.
Mayoral lo invitò a sedersi proprio lì, nell’ampio portico della casa, mentre portavano la sua borsa da viaggio nella camera che gli avevano destinato. C’era un tavolo, delle poltrone di vimini; sedette.
Faceva caldo, sentì come un’angoscia leggera, indefinita…»