Anna Ruchat, La forza prigioniera – La Nazione, 3 novembre 2021, di Michele Brancale

Le date aiutano. Sono segnali, punti di riferimento, a cui ancorare anche volti, situazioni, simboli che parlano alla sensibilità o, meglio, che rendono sensibili. Il pellegrinaggio dai cari in queste giornate di novembre dice molto e non sempre è un passo mesto a sostenerlo. Nicola Romano ha ribaltato i punti di vista immaginando che siano i morti a portare i fiori ai vivi. Per parte sua Anna Ruchat (1959) –  scrittrice e traduttrice dal tedesco che a settembre ha partecipato a Firenze al Festival internazionale di poesia intervenendo a un confronto sulla traduzione con Jens Nielsen e Marina Pugliano (sua, peraltro, la cura di ‘Lettere dalla notte’ di Nelly Sachs, Giuntina) – esplora nel suo ultimo libro lo spazio di oscillazione che c’è tra “La forza prigioniera” (ed. Passigli, Firenze, 2021) che è dentro ciascuno e quel senso vigiliare, di attesa, che sembra scritto nella vita, come un continuo inizio, un lungo lunedì, “lunedì ammassati alle pendici dell’anno”, quasi “un un bosco di soglie ma ogni inizio è già alle spalle”. […]

 

Per leggere tutto l’articolo: https://www.lanazione.it/firenze/cultura/non-rinnegare-il-patto-con-ci%25C3%25B2-che-%25C3%25A8-umano-1.6992112/amp

9788836817764