Balzac, A Parigi! – Satisfiction, 27 giugno 2019, di Leonardo Guzzo

[…] Inchiodata memorabilmente alla tela, sulle pagine della rivista “La caricature”, la Parigi del 1831 diventa la città delle contraddizioni. La più immorale e la più zeppa di moralisti; la più criminale e la meglio protetta dalla polizia; la più accogliente e tuttavia la più debordante di sventurati. Il colpo d’occhio antropologico è incredibilmente moderno: tutti a dirsi religiosi e chiese vuote, più giornali che abbonati, ministri che mancano di senso civico e ottimi cittadini che però non sono ministri. Ognuno vi accorre col legittimo desiderio di trovare quello che cerca e davvero, per lo più, lo trova. A Parigi si diventa ciò che si vuole e ci si trasforma in se stessi, si ritrova – sempre – la propria identità. […] Balzac è in fase evidentemente sperimentale. Suona a tratti un po’ troppo didascalico, moralistico (pur senza volerlo), caricaturale per un eccesso di ironia (che pure fiotta generosa e salace), già smaschera con arguzia l’ipocrisia e l’assurdità dei costumi ma sta ancora prendendo piena confidenza col suo genio. E però la “prosa versificata” e il tripudio di reiterazioni sciorinati in “Parigi nel 1831” sono un’autentica perla nell’ostrica. Una delle tante che invoglia alla lettura di “A Parigi!”, l’ennesimo gioiellino della casa editrice Passigli, a cura di Maurizio Ferrara. […]

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