Le poesie di Alberto Caeiro

Fernando Pessoa

Opere di Pessoa

a cura di F. Cabral Martins e Richard Zenith

Anno :2002

Pagine :344, 2ª ed.

Prezzo :24,00€

ISBN :88-368-0939-4



Il libro:
Se è vero che l’eteronimia non fu per Pessoa un mero artificio letterario, come lo furono invece gli alter ego di altri scrittori, ma un fenomeno radicato nella psicologia dell’autore, è altrettanto vero che la creazione dell’eteronimo Alberto Caeiro segnò una svolta nell’evoluzione espressiva del grande poeta portoghese, svolta non a caso ‘salutata’ da altri due eteronomi, Ricardo Reis e Alvaro de Campos, che arrivarono a riconoscere entrambi in Caeiro il loro «grande liberatore»; e Pessoa stesso in prima persona, in una lettera scritta ad Armando Côrtes-Rodrigues, poteva dichiarare che «se esiste una parte della mia opera che abbia una ‘impronta di serietà’, questa parte è l’opera di Caeiro».
Bastano queste poche considerazioni ad evidenziare l’importanza di questa edizione – che raccoglie tutte le poesie di Caeiro individuate nel fondo Pessoa – condotta sull’edizione critica portoghese a cura di Fernando Cabral Martins e Richard Zenith, autori fra l’altro di due fondamentali saggi pubblicati in appendice a questo volume.

L'autore:
La Passigli Editori prosegue la pubblicazione delle opere di Fernando Pessoa (1988-1935), il più grande poeta portoghese del Novecento.
Volumi pubblicati dalla Passigli Editori: Novelle poliziesche, Poesie scelte, Trentacinque sonetti, Fantasie di interludio. Antologia personale,
Messaggio, Il violinista pazzo, Maschere e paradossi, L’ora del diavolo, Il banchiere anarchico, Lisbona. Quello che il turista deve vedere.

Il brano:

«Quando siedo a scrivere versi
O, passeggiando per i sentieri e per le scorciatoie,
Scrivo versi su un foglio che sta nel mio pensiero,
Sento un bastone nelle mani
E vedo un’immagine di me
Sulla cima di una collina,
Mentre guardo il mio gregge e vedo le mie idee,
O guardo le mie idee e vedo il mio gregge,
E sorrido vagamente come chi non comprende ciò che si dice
E vuol fingere di comprendere.»
Da Il custode di greggi