Hai cercato “Singer scrittore” e hai scoperto che non c’è solo Isaac Bashevis Singer, Premio Nobel per la Letteratura, ma anche suo fratello maggiore, Israel Joshua Singer, scrittore di spicco della letteratura yiddish.
E forse ancora non sai che c’era anche una sorella, Hinde Esther Singer, meglio conosciuta come Esther Kreitman, anch’essa scrittrice. Ma la storia non finisce qui: c’era anche un quarto fratello, Moshe, rimasto in Polonia e scomparso durante l’Olocausto.
La famiglia Singer si snoda così tra gli eventi più drammatici del Novecento, offrendo una prospettiva unica – con tre diverse linee narrative – sulla cultura ebraica dell’Europa, in uno dei secoli più complicati della storia.
Ma oggi qui vogliamo parlare di Israel J., primogenito, primo a ribellarsi, primo a mettere in una prospettiva di duro realismo Łódź e i suoi abitanti (il 50% erano ebrei).
Israel Joshua Singer: il fratello dimenticato
Nel 1966 Irving Howe scriveva di “The Other Singer”, rivelando già nel titolo una verità amara: per i lettori americani, il nome Singer significava ormai solo Isaac Bashevis. Eppure, negli anni Trenta e Quaranta, era Israel Joshua la figura centrale del Forward, il più importante giornale yiddish d’America.
I suoi romanzi circolavano in Europa e oltreoceano, e quando uscì I fratelli Ashkenazi nel 1936, la critica lo paragonava a Tolstoj. Molti lo davano come futuro Premio Nobel.
La morte prematura nel 1944, a soli cinquant’anni, spezzò una carriera al suo apice. Due decenni dopo, mentre Isaac conquistava il pubblico americano, Israel Joshua diventava “l’altro Singer”, un nome che sorprendeva persino chi conosceva bene la letteratura yiddish.
Due epoche, due approcci alla narrazione
Le loro carriere riflettevano generazioni diverse. Israel Joshua, nato nel 1893, aveva vissuto la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa, usando la narrativa per esplorare le forze che stavano smantellando la vita ebraica nell’Europa orientale.
Quando negli anni Cinquanta Isaac iniziò a conquistare il pubblico americano, quel realismo sociale era passato di moda. Il dopoguerra cercava altre forme di narrazione: favole, parabole, surrealismo.
Isaac rispondeva a questa esigenza con storie di fantasmi e dilemmi filosofici, mentre Israel Joshua aveva già raccontato la Storia con la durezza necessaria a comprenderla.
La narrativa di Israel Joshua Singer senza compromessi
La narrativa di Israel Joshua non concede nulla al sentimentalismo.
Dove Isaac sviluppava una prosa intima e a tratti mistica, il fratello maggiore manteneva uno sguardo implacabile sulla realtà. La sua era quella che la critica ha definito “amore duro”: un modo di raccontare i legami familiari e la sopravvivenza culturale senza nascondere i conflitti e le contraddizioni.
Ancora oggi, chi legge in yiddish tende a preferire Israel Joshua. Nel 2020 la studiosa Dara Horn, specialista in letteratura ebraica, lo ha definito “un romanziere molto migliore” di Isaac, meno incline al romanticismo e più fedele alla complessità della realtà storica.
Israel Joshua Singer e Passigli Editore: Il ritorno di un maestro dimenticato
Passigli Editori ha svolto un ruolo fondamentale nella riscoperta di Israel Joshua Singer. Dal 2015 ha pubblicato diverse raccolte che restituiscono la ricchezza della sua opera: Perle e altri racconti, Sulla Vistola, Giorni d’estate, Ebrei di campagna e nel 2024 Era scritto. Ogni volume rivela la capacità dell’autore di mescolare lucidità critica e profondità umana, offrendo uno spaccato insostituibile della vita ebraica nell’Europa orientale.
Israel Joshua Singer non va riscoperto solo per uscire dall’ombra del fratello più celebre.
La sua opera rappresenta una testimonianza unica su un mondo scomparso, raccontato da chi aveva la lucidità di vedere arrivare la catastrofe. È letteratura che fa i conti con la Storia senza sconti, che trasforma la tragedia in comprensione.
In un’epoca in cui la memoria rischia di trasformarsi in retorica, la prosa di Israel Joshua Singer mantiene intatta la sua forza di verità. Leggerlo significa confrontarsi con una delle voci più acute del Novecento, quella di chi seppe raccontare la fine di un mondo con la precisione di un testimone e l’arte di un grande narratore.
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