Non Claudine, Chéri e Gigi:
questa è Colette, la scrittrice di cronaca nera

Sidonie Gabrielle Colette, o meglio Colette, è soprattutto sinonimo di libertà. Assume, nella sua vita, le vesti di scrittrice, reporter, caporedattrice, attrice, sceneggiatrice, critica cinematografica e teatrale, estetista e commerciante di cosmetici.

La sua vita sentimentale, come un film (ci sono infatti diversi film basati sulla sua storia, ad esempio Colette (film 2018) con Keira Knightley), è stata oggetto di discussione nei più esclusivi salotti parigini. Sempre “à rebours”, sempre al centro di scandali per le sue esibizioni senza vestiti e per le sue relazioni sentimentali non solo tormentate, ma anche oltraggiose per il pubblico pudore.

Eppure dietro quella patina da diva controcorrente, disturbante e antifemminista, c’è la Colette candidata al Premio Nobel per la letteratura, la seconda donna a diventare membro dell’Académie Goncourt e la prima a essere nominata Presidente. Ovvero una delle maggiori figure della prima metà del XX secolo.

Qui non parleremo di Claudine, Chéri e Gigi – i suoi personaggi più famosi – ma di cronaca nera.

Cronaca Nera: una storia del passato firmata Colette

“Colette imprime al genere un tono innovativo”

Maurizio Ferrara, prefazione

Ed ecco la Colette menoCronaca nera – Colette |Passigli Editori nota, quella che nessuno si aspetta, ma che esiste in modo altrettanto affascinante: la Colette cronista. E non una cronista qualunque, bensì una delle più singolari penne della cronaca nera e giudiziaria della prima metà del Novecento. Questa vena, finora trascurata, noi di Passigli Editori l’abbiamo voluta far risaltare con decisione nella raccolta Cronaca nera, che per la prima volta in Italia riunisce i suoi pezzi più incisivi sul crimine e sulla giustizia.

Articoli che tracciano una sorta di inchiesta letteraria sulla violenza nella Francia del primo Novecento, affrontando processi celebri e personaggi inquietanti: la tenutaria algerina Oum-el-Hassen, accusata di sevizie e omicidi; Eugen Weidmann, autore di sei delitti e da ultimo giustiziato pubblicamente in Francia; ma anche Bonnot e la sua banda, Violette Nozière, Germaine Berton, Landru, Stavisky, Marie Becker.

 

Il caso Weidmann è emblematico.

Il 17 giugno 1939, a Versailles, davanti a una folla di curiosi e nottambuli, l’uomo fu decapitato in pubblico. Colette era lì, inviata tra gli altri giornalisti. Eppure, nel suo resoconto, non c’è voyeurismo. A colpirla non è l’orrore del boia, ma il comportamento del pubblico, la deriva spettacolare dell’evento. Il suo sguardo inquieto anticipa un senso di disagio morale che, solo pochi anni dopo, porterà la Francia ad abbandonare definitivamente le esecuzioni pubbliche.

Quella di Colette non è una cronaca fredda o sensazionalistica. Non si limita a raccontare i fatti: li interroga. Entra nei tribunali, osserva le mani che tremano, ascolta i bisbigli del pubblico, annota le espressioni fugaci degli imputati. E poi scrive, trasformando ogni caso in un racconto psicologico carico di tensione e ambiguità.

«Vedere, senza inventare» è il principio cardine della sua scrittura giornalistica, secondo Maurizio Ferrara, curatore del volume. Ma l’osservazione di Colette è tutto fuorché neutra: è un atto letterario. È lo strumento con cui scruta l’abisso, senza cedere mai al giudizio, cercando sempre l’enigma più profondo – quello dell’animo umano. Anche quando racconta assassini seriali o adolescenti che uccidono i genitori: il suo interesse non è lo scandalo, ma la verità emotiva.

Violette Nozière, la diciassettenne accusata di aver avvelenato il padre; Germaine Berton, l’anarchica celebrata dai surrealisti; Marie Becker, la “vedova nera” belga… ogni personaggio è qualcosa di più. Non solo chi ha fatto cosa, ma soprattutto perché. In questa tensione, la sua penna raggiunge vette di lucidità e compassione rarissime nel giornalismo dell’epoca.

Ma c’è di più: Colette tratteggia i contorni sociali e culturali del tempo e tratteggia uno sfondo – spesso cupo – in cui si muovono vittime e carnefici: la miseria, il patriarcato, il razzismo, le ipocrisie borghesi, le tensioni coloniali

Cronaca Nera di Colette: perché leggerlo

Giornalista invisibile e onnipresente, Colette si muove tra le righe con la stessa grazia inquieta delle sue eroine letterarie. Non è mai ideologica, mai prevedibile. 

È una voce fuori dal coro, ironica, malinconica, empatica. Una cronista senza proclamazioni, letteraria senza compiacimenti, rigorosa e sempre disponibile a farsi interrogare dall’inquietudine.

Cronaca nera ci restituisce una Colette inedita, eppure perfettamente coerente con la scrittrice che già conosciamo: amante dei margini, attratta dal desiderio e ossessionata dalla verità intima dei corpi e delle parole. 

E ci mostra, soprattutto, quanto possa essere potente la scrittura giornalistica.

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Il libro

Cronaca nera – Colette |Passigli Editori
Biblioteca Passigli

Colette

Cronaca nera

Sidonie Gabrielle Colette, o meglio Colette, è soprattutto sinonimo di libertà. Assume, nella sua vita, le vesti di scrittrice, reporter, caporedattrice, attrice, sceneggiatrice, critica cinematografica e teatrale, estetista e commerciante di cosmetici. La sua vita sentimentale, come un film (ci sono infatti diversi film basati sulla sua storia, ad esempio Colette (film 2018) con Keira Knightley), è stata oggetto di […]

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