A Silvio D’Arzo
Cento lettere inedite e anche più
AA.VV.
Biblioteca Passigli
Con la pubblicazione dell’inedita corrispondenza di Silvio D’Arzo, recentemente acquisita dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, viene finalmente colmata una lacuna lamentata da tutti gli studiosi del grande scrittore reggiano. Le 130 lettere (e anche più, per richiamare una tipica espressione darziana) che qui pubblichiamo consentono infatti non solo di ricostruire la fitta rete di rapporti intrecciati da D’Arzo con il mondo letterario contemporaneo, sottraendolo una volta per tutte alla leggenda dello scrittore chiuso nel suo isolamento di esiliato in provincia, ma anche di avviare percorsi di ricerca su terreni ancora completamente inesplorati. A offrire nuovi spunti critici sono ad esempio le lettere di Ugo Guanda, con il quale D’Arzo instaura un vero e proprio sodalizio intellettuale; quelle dell’agente letterario Louis Navarra, prodigo di consigli e di incoraggiamenti a un D’Arzo sempre più sfiduciato; quelle di Bompiani, Paravia, Vallardi, Mondadori, che ripropongono vicende editoriali molto spesso tormentate e sempre irrisolte; quelle infine di intellettuali come Arrigo Benedetti, Enrico Falqui, Mario Pannunzio, Corrado Tumiati, Alessandro Bonsanti, Cesare Zavattini, fino a un inaspettato Luchino Visconti, la cui breve lettera apre a suggestive nuove ipotesi di lavoro. Avvalendosi di tutta questa corrispondenza, ma anche di un ampio apparato di altri documenti inediti, Maurizio Festanti ha potuto riannodare i fili spesso interrotti di vicende biografiche, come quelle legate ai drammatici avvenimenti del 1943, e sciogliere non pochi nodi problematici della critica darziana, attraverso la pubblicazione di alcune sorprendenti pagine della prima redazione di "Casa d’altri" o della versione “autocensurata” di "Penny Wirton".
La leggenda di Silvio D’Arzo (pseudonimo di Ezio Comparoni, Reggio Emilia, 1920-1952) non è stata solo frutto della sua precoce scomparsa, a soli 32 anni, a causa di una leucemia; anche durante la sua vita fu lo stesso D’Arzo a confondere le proprie tracce biografiche, forse anche a causa di quella mancanza di un padre da affiancare fisicamente alla madre Rosalinda Comparoni, alla quale rimase sempre e ancor più legato. Non a caso, Silvio D’Arzo non fu che uno dei tanti pseudonimi usati, impostosi quasi casualmente; persino gli amici più intimi faticavano a penetrare nella sua vita privata, e degli sforzi da lui fatti per sviare ogni tentativo di reale conoscibilità biografica verso una figura solo letteraria ne sono ulteriore testimonianza anche alcune delle lettere raccolte in questo volume. Come Raffaele Comparoni, Silvio D’Arzo aveva esordito appena quindicenne: con una raccolta di poesie, "Luci e penombre", di cui fino a pochi anni fa si era persa persino la traccia, tanto da far dubitare che quella pubblicazione fosse mai realmente esistita; e con una raccolta di racconti, Maschere, che aveva visto la luce presso un editore allora importante, Carabba di Lanciano. Poi, durante il resto della sua breve vita, non riuscì a veder pubblicato che un solo romanzo, "All’insegna del Buon Corsiero" (Vallecchi, 1942), mentre i romanzi che lo hanno reso tra i più amati, e certamente tra i più originali, scrittori del primo Novecento – "Casa d’altri", definito da Eugenio Montale «un racconto perfetto» e "Essi pensano ad altro", uscito solo nel 1976 per Garzanti, grazie all’interessamento di Attilio Bertolucci –, nonché i suoi splendidi racconti “per ragazzi”, a cominciare da "Penny Wirton e sua madre", avrebbero visto la luce soltanto dopo la sua morte.
Per acquistare l'ebook del volume: http://digital.casalini.it/9788836821129