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Osip Mandel’stam – Il rumore del tempo pp. 160  Euro 18

Nato a Varsavia nel 1891 e tragicamente scomparso in un campo di concentramento sovietico il 27 dicembre del 1938, Osip Mandel’stam è stato uno dei grandi protagonisti della poesia russa del primo Novecento. Se la sua poesia rappresenta indubbiamente una delle massime espressioni del secolo scorso in una generazione di poeti davvero eccezionale – e basti ricordare i suoi ‘coetanei’ Majakovskij, Esenin, Achmatova, Cvetaeva, Pasternak – di non minore importanza e originalità sono le tre opere in prosa che compongono il presente volume: Il rumore del tempo (1925), Feodosia (1925) e Il francobollo egiziano (1928).

Protagonista di questi scritti è la Russia Ottocento e Novecento, ma Mandel’stam non vuole scrivere un libro di ricordi né di ritratti, tanto da affermare: «La mia memoria è ostile a tutto ciò che è personale». Quello che più gli interessa è seguire il secolo, «il rumore e l’evolversi del tempo», perché «abbiamo imparato non a parlare,  ma a balbettare, e soltanto prestando ascolto al crescente fragore del secolo e imbiancati dalla spuma della sua cresta, abbiamo acquistato una lingua».

Una lingua, occorre aggiungere, straordinaria, capace di servirsi in filigrana del tempo storico e dei ricordi autobiografici per ridare fisicamente il clima, le immagini, la musica, la temperie spirituale di quegli anni.

Anthony Trollope – L’ultimo austriaco che lasciò Venezia pp. 128  Euro 14,50

 

Per la prima volta vengono qui riuniti e tradotti per i lettori italiani tre racconti del grande narratore dell’Inghilterra vittoriana che presentano la peculiarità di essere ambientati in Italia, fra Venezia, Roma e il Lago di Como. Anthony Trollope conosceva bene il nostro paese, e più volte vi si recò in visita alla madre e al fratello che vivevano a Firenze. Ed è interessante notare nei primi due racconti – più direttamente ne’ L’ultimo austriaco che lasciò Venezia, e più defilato ma comunque presente ne’ La moglie del generale Talboys – lo sfondo storico delle Guerre di Indipendenza, così come poteva venire recepito da un autore per nazionalità estraneo agli Stati contendenti ma simpatizzante per la causa italiana. Ma l’Italia per gli inglesi è sempre anche la meta del Grand Tour, aspetto, questo, ben evidente nel gruppo un po’ fatuo di intellettuali che si raccoglie a Roma intorno alla signora Talboys, o nel viaggio dei coniugi Greene nel racconto L’uomo che teneva il denaro in una valigia. Qui, come scrive Luca Caddia, «l’inguaribile senso pratico di Trollope trasforma il Grand Tour in gran turismo», mentre il viaggio si trasforma lentamente in una commedia degli equivoci, con effetti sottillmente umoristici.