Consigli al giovane scrittore
André Gide
Le Occasioni
Ritrovati fra le sue carte dopo la morte, i "Consigli al giovane scrittore" offrono un insolito campionario di utili raccomandazioni che André Gide, sotto forma di aforismi, offre a un immaginario giovane che vuole dedicarsi alla letteratura. Il grande scrittore francese invita a riflettere sull’arte in generale e sulla scrittura in particolare, suggerendo che occorre considerare quest’ultima come un mestiere che si impara, e che non bisogna farsi incantare dalle sirene del successo («Se quello che cerchi è il successo», afferma, «non seguire nessun mio consiglio»): ci vogliono misura, rigore e una costante applicazione, e non si astiene da giudizi e aneddoti che rendono queste pagine ancora oggi particolarmente attraenti.
È importante, però, secondo l’autore, saper anche leggere le opere altrui, ed è proprio questo l’oggetto della conferenza "Sull’influenza nella letteratura", tenuta a Bruxelles nel marzo 1900, dove Gide dichiara di voler fare l’apologia degli “influenzati” e degli “influenzatori”. Ed è in fondo anche l’oggetto dell’altro breve saggio che conclude il nostro volume, "Ricordi letterari e problemi attuali", anch’esso pensato per una conferenza che tenne a Beirut nell’aprile del 1946. Qui Gide ritorna al passato della sua vita letteraria, agli autori che lo hanno segnato – bellissime le pagine su Mallarmé –, cercando di rintracciarvi una risposta ai problemi del secondo dopoguerra, in cui la nuova gioventù, totalmente disorientata in seguito agli orrori a cui ha assistito, si rivolge ora alla neonata scuola esistenzialista.
André Gide (Parigi, 1869-1951) è stato con ogni probabilità il più influente degli scrittori francesi nella prima metà del secolo scorso, e certamente tra i più controversi. Fondatore della «Nouvelle Revue Française», premio Nobel per la letteratura nel 1947, la sua opera letteraria si è sempre intrecciata con il suo impegno, a difesa di un’onestà intellettuale che lo ha visto schierarsi spesso su posizioni difficili, anche nell’aperta rivendicazione della propria omosessualità. Tra le sue opere più importanti, ricordiamo: "I nutrimenti terrestri" (1897), "L’immoralista" (1902), "La porta stretta" (1909), "I sotterranei del Vaticano" (1914), "I falsari" (1925), nonché i critici resoconti dei suoi viaggi contenuti in "Viaggio al Congo e ritorno dal Ciad" (1927-28) e "Ritorno dall’Urss" (1936-37). Di grande interesse anche i suoi scritti su "Oscar Wilde" e le sue "Note su Chopin", due volumi che da tempo fanno parte del nostro catalogo.
«Quanto più mi direte e mi persuaderete che non c’è niente di assoluto in questo mondo e nel nostro cielo, che la verità, la giustizia e la bellezza sono creazioni dell’uomo, tanto più mi persuaderete che spetta all’uomo conservarle e che è in gioco il suo onore. L’uomo è responsabile di Dio».