Dialogo sulla fede

Jean Cocteau-Jacques Maritain

Le Occasioni

Prefazione di Carlo Bo, traduzione di Maria Cristina Marinelli

Anno :1988

Pagine :128, 2ª ed.

Prezzo :8,50€

ISBN :88-368-0574-7





Il libro:
Dopo la morte di Raymond Radiguet, nel 1923, Jean Cocteau è alla ricerca di qualcosa che possa placare la sua profonda angoscia: questa Lettera a Jacques Maritain, intrisa di intelligenza e pudore, costituisce la traccia di tale ricerca. Non vale l’ingannevole consolazione dell’oppio: Cocteau sa bene che il suo male è più profondo, e che la sua radicata ossessione è la morte. Un giorno, l’incontro con un missionario a casa di Maritain gli apre dinnanzi una nuova prospettiva: «Un prete mi ha dato lo stesso choc di Stravinskij e Picasso».
Jacques Maritain gli risponde in un linguaggio piano, tessuto di umiltà e di umanità, parlandogli in termini quotidiani e personali della propria esperienza mistica. Il filosofo parla del poeta, dell’artista, di colui che apparentemente vive in un altro universo: «L’errore omicida per eccellenza è pensare di guarirsi dell’umano per mezzo dell’uomo».
Singolare documento dell’incontro di due culture apparentemente destinate a non incontrarsi, queste lettere conservano inalterato il loro valore umano, morale e culturale.

Il brano:

«Mio caro Jacques,
Lei è un pesce d’acqua profonda. Luminoso e cieco. Il suo elemento è la preghiera. Fuori di questa, va a sbattere da per tutto. La mancanza di abilità: ecco il nostro terreno d’intesa. L’apparato tomista inganna il mondo sulla sua, e un mucchio di equivoci fa passare la mia per abilità. Non siamo maligni. Il Maligno ci considererebbe dei traditori…»
«Mio caro Jean,
mi conosco troppo bene per non ravvisare nei tratti che mi presta solo un’immagine prodotta dal suo cuore. L’amicizia è la sua sola scusante…»