D’improvviso l’Italia
Luoghi e personaggi del cuore
Franco Antonicelli
Biblioteca Passigli
Padre pugliese, madre vogherese, torinese d’adozione e d’elezione, Franco Antonicelli è naturalmente un testimone d’Italia, in sintonia con le anime che nelle diverse stagioni, fra le Alpi e Capo Passero, hanno covato il Bel Paese. "D’improvviso l’Italia" raccoglie tutta una serie di articoli dispersi in varie pubblicazioni, a ricostruire un itinerario lungo la Penisola, attraverso città e regioni che Antonicelli non solo aveva incontrato sul suo cammino, ma alle quali era stato spinto da personaggi amati che li avevano abitati, a volte conosciuti in carne e ossa, a volte inseguiti nei libri. Un viaggio prima del boom, o con il boom non ancora così spavaldo, che ha il respiro di una vacanza, dove assaporare il silenzio, la tradizione che è forza e non rimpianto, in una civiltà che non vorrebbe cessare di essere "risorgimentale". Torino e il Piemonte, naturalmente, sono ben presenti e rappresentati, ma la penna dell’Antonicelli viaggiatore percorre tutto lo "stivale", fino all’Agropoli salernitana in cui aveva conosciuto il confino. E insieme ai paesaggi sfilano i personaggi: Giovanni Giolitti, Guido Gozzano, Cesare Pavese, Guido Cavalcanti, Pia de’ Tolomei, Giuseppe Verdi, per citare solo alcuni dei maggiori.
Come scrive Bruno Quaranta nella prefazione: «Una flânerie così felpata, elegante, aristocratica quale la terza pagina nei giornali d’antan. L’elzeviro indossato da Franco Antonicelli come il tight il giorno delle nozze al confino di Agropoli. La forma che è sostanza, non trascurando, mai, la sostanza. Né la fragranza, riandando alla "critica aromatica" di Panzini. Una parabola supremamente, indissolubilmente, al lume della consapevolezza proustiana: "La vita vera, la vita finalmente scoperta e tratta alla luce, la sola vita quindi realmente vissuta, è la letteratura"».
Franco Antonicelli (Voghera, 1902 – Torino, 1974) è stato tra i grandi intellettuali di area torinese che più hanno contribuito alla lotta contro il fascismo e all’affermazione delle idealità democratiche. Amico e sodale di Norberto Bobbio, Cesare Pavese, Massimo Mila, Leone Ginzburg, Ludovico Geymonat, vicino al gruppo di Giustizia e Libertà, durante gli anni della dittatura venne arrestato e confinato ad Agropoli, dove si sposò con Renata Germano. Diresse, per l’editore Frassinelli (1932-1935), la “Biblioteca Europa” che accolse, prima in Italia, Babel’ ("L’armata a cavallo"), Melville ("Moby Dick", tradotto da Cesare Pavese), Kafka ("Il processo"), nonché Topolino di Walt Disney. Fondò nel 1942 la casa editrice De Silva, alla quale si deve tra l’altro la pubblicazione di "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
Divenne presidente del CLN torinese e, dopo la Liberazione, fu tra gli artefici dell’Unione Culturale e dell’Istituto Storico della Resistenza. Attivo sostenitore degli ideali liberali e repubblicani, fu senatore per la Sinistra Indipendente nel 1968 e nel 1972. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: "Il soldato di Lambessa" (1956), "Festa grande di aprile" (1964), "Calendario di letture" (1966), "Le parole turchine" (1973), "Dall’antifascismo alla resistenza. Trent’anni di storia italiana" (1975). Tra le sue opere uscite postume: "La pratica della libertà" (1976, con un ritratto critico di Corrado Stajano), "Capitoli gozzaniani" (1982), "Improvvisi e altri versi" (1984), "Le letture tendenziose" (2021).