Dove la poesia

Antologia personale

Ercole Ugo D'Andrea

Passigli Poesia

prefazione di Donato Valli, con un ricordo di Mario Luzi

Anno :2004

Pagine :192

Prezzo :15,00€

ISBN :88-368-0806-9



Il libro:
Il presente volume raccoglie organicamente una scelta di poesie dall’intera opera poetica di Ercole Ugo D’Andrea (Galatone, 1937-2002), da Rosario di stagioni a Spazio domestico, da Ozi, negozi a Bellezza della madre, da La confettiera di Sèvres a Fra grata e gelsomino, da Il bosco di melograni a L’orto di ribes di corallo e a I colombi di Urbino. Un’antologia, questa, a cui il poeta teneva moltissimo, perché avvertiva ormai il bisogno di un consuntivo della sua poesia, quasi a voler ripercorrere egli stesso le diverse tappe di una vicenda poetica estremamente coerente, mai gridata, eppure dimessa solo in apparenza.
Lo spazio domestico infatti in cui sempre torna a rifugiarsi la poesia di D’Andrea non è che lo spazio della geografia conosciuta, familiare; lo spazio del ricordo, della lettura, della meditazione, in cui si è costruita la fitta trama delle corrispondenze (anche epistolari, con gli amici poeti, spesso dedicatari delle sue poesie), il lungo filo dell’identità poetica ed esistenziale di questo poeta che, come ha scritto acutamente Silvio Ramat, ha scelto «la strategia di aspettare in loco, meglio che sfidarli in campo neutro o addirittura sul loro stesso terreno, i diseguali lampi dell’esistenza».

L'autore:
«Non so bene se ho ammirato prima il poeta che pareva comporre con la sua vita elettiva e destinata o l’autore che aveva dato vita con la sua rinuncia a quel mondo grave, tenero e amabile.»
Mario Luzi

Il brano:

«Al tempo vecchio delle diligenze – anche le ruote girano all’indietro su polverose strade – al tempo dei diari ingialliti, delle candele steariche sui tavoli colle famiglia a tondo che rispondono ai rosari, – un’eco ancora resta nei tuguri e nelle campagne – al tempo degli antichi baroni che piombavano a cavallo nelle piazze colla rosa e il fucile, quando la storia si faceva pezzo a pezzo e pure le soglie erbose dei conventi vivevano un’ora eroica e di paura, forse a quel tempo si soffocava, ma senza infingimenti…»
da I baroni