Elmetti

James Dickey
Passigli Poesia
Il libro:
Nel contrastante panorama poetico degli Stati Uniti, la voce di James Dickey è stata considerata per un certo tempo eccentrica, marginale, forse scomoda, soprattutto negli anni delle ‘urla’ degli informali Ginsberg, Ferlinghetti, Corso e della presenza dei confessionali Lowell, Berryman, Sylvia Plath. Ma la sua poesia, che riprende per un certo verso le tematiche della ‘generazione perduta’ ed è erede anche della grande tradizione eliottiana, si è proiettata nella dimensione metafisica con voce che non conosce i mezzi toni e con uno stile ricco delle più fantasmagoriche trasmutazioni.
Personale e originale, spesso imprevedibile nella sua qualità di visionario, Dickey è d’altro canto estroverso, vitale, esuberante; un «mistico terrestre», lo definisce Liberman, ora impegnato in vitalistiche esperienze, ora intento a percepire i messaggi segreti della natura.
La raccolta Helmets (Elmetti) è del 1964, ed è certo quella centrale nella sua produzione. A dispetto del titolo, l’atmosfera di gran parte del libro non è però quella della guerra, ed anzi l’elmetto diviene qui soprattutto simbolo positivo di ‘copertura’, di ‘protezione’. Scrive Franca Bacchiega nel saggio introduttivo: «L’elmetto in questo libro sembra rivestire il ruolo di esorcizzare i pericoli e, contro questi, di coalizzare energie». Il risultato è quello di una vera e propria celebrazione della vita che non ha forse eguali nella poesia contemporanea.
Un’opera di grande respiro, tradotta con la consueta finezza da una delle maggiori poetesse nei nostri anni.
L'autore:
Nato ad Atlanta (Georgia) nel 1923, James Dickey è uno dei più importanti poeti americani, anche se la sua fama europea è soprattutto legata ad un romanzo, Deliverance (1970), meglio noto in Italia con il titolo che ne ha decretato il grande successo della trasposizione cinematografica, Un tranquillo week-end di paura.
Fra le altre opere in poesia ricordiamo: Into the Stone and Other Poems (1960), Drowning with Others (1962), Buckdancer’s Choice (1965), The Eye-Beaters (1970), The Strength of Fields (1977), Puella e Varmland (1982), False Youth: Four Seasons (1983), The Eagle’s Mile (1990).
Il brano:
«Il mare, qui, pareva fatto
Da una squadra di forzati,
In piedi, le caviglie incatenate,
L’acqua alle caviglie, a colpire
La terra e sgretolarla in sale.»
da Al ponte Darien