Il gemello sulle nuvole
Boris Pasternak
Passigli Poesia
"Il gemello sulle nuvole" (1914), l’opera con cui Boris Pasternak fa la sua prima apparizione sulla scena poetica del Novecento, nasce sotto il segno del futurismo russo e soprattutto della figura di Vladimir Majakovskij, come ricorderà lo stesso autore nel "Salvacondotto" (1931): «Quando mi proponevano di raccontare qualcosa di me stesso, cominciavo a parlare di Majakovskij. E non era un errore. Io l’adoravo. E lui impersonava per me il mio orizzonte spirituale». Fin dall’inizio, la poesia di Pasternak si caratterizza per un marcato sperimentalismo linguistico, come sottolinea Paola Ferretti nella prefazione a questa sua prima traduzione italiana integrale dell’opera: «Con la raccolta di esordio Pasternak inaugura una scrittura poetica concepita come un intrepido baloccarsi sulle montagne russe dei registri della lingua, dei più scoscesi tornanti sintattici, tra metonimie disarmanti e plurali inaspettati». Inoltre, già compaiono in questi versi alcuni dei tratti salienti della poesia più matura di Pasternak, a cominciare dal suo rapporto empatico con la natura, che fece scrivere a Marina Cvetaeva: «Qualsiasi poeta può identificarsi, supponiamo, con un albero. Pasternak albero si sente». Tornando su queste sue prime prove poetiche a distanza di quindici anni (in "Tempo d’inizio", 1928), Pasternak apporterà variazioni in qualche caso drastiche: questa nostra edizione dà conto in appendice anche di queste poesie “rinnovate”, evidenziando nell’originale russo e nelle accuratissime "Note ai testi" il lavoro di revisione messo a punto dal poeta.
Boris Pasternak, nato a Mosca nel 1890 e morto a Peredelkino nel 1960, è stato uno dei protagonisti della letteratura russa del secolo scorso. Il padre, Leonid, fu pittore tra i più affermati della sua epoca; la madre, Rosa Kaufmann, fu pianista di talento, e il giovane Boris ne subì fortemente l’influenza, tanto che a lungo sognò di diventare compositore e si dedicò al piano e alla teoria della musica. Solo più tardi, con l’università e con i viaggi in Svizzera e in Italia, capì che la sua vocazione era fortemente letteraria, tanto che già nel 1914 pubblicò la sua prima raccolta poetica, "Il gemello sulle nuvole", avvicinandosi ai poeti futuristi del gruppo «Centrifuga». Seguirono le raccolte "Oltre le barriere" (1917), "Mia sorella, la vita" (1922) e "Temi e variazioni" (1923). Nel frattempo, aveva già pubblicato il racconto "L’infanzia di Ženja Ljuvers", dimostrando già allora il talento narrativo che raccolse in un primo libro di racconti (1925) e nello splendido e autobiografico "Il salvacondotto" (1931). Come poeta, aveva anche tentato la strada del poema epico e narrativo, in opere come "L’anno 1905", sempre di grande impatto ed espressività, ma forse meno adatte al suo temperamento lirico, che invece riprese il sopravvento nella raccolta "Seconda nascita" del 1932 e in quelle degli anni della guerra, "Sui treni del mattino" (1943) e "La vastità terrestre" (1945). Il lavoro per il romanzo "Il dottor Živago" si protrasse, in maniera clandestina, per lunghi anni, fino alla sua rocambolesca pubblicazione in prima edizione assoluta, presso Feltrinelli, nel novembre del 1957. L’assegnazione del Premio Nobel, nel 1958, se da un lato confermò il riconoscimento internazionale del valore della sua opera, dall’altro scatenò contro di lui la reazione del regime sovietico che lo obbligò a rinunciare al premio. Sempre del 1958, e sempre presso l’editore Feltrinelli, è la pubblicazione del volume "Autobiografia e nuovi versi".