Kant sul Corriere della Sera
Non possiamo vivere senza menzogna.
Ritorna l’affascinante polemica sulla falsità tra Constant e Kant.
Nel 1797 il trentenne Benjamin Constant scrive un trattatello dal titolo Delle reazioni politiche. Viene subito tradotto e ripartito in vari fascicoli da una rivista tedesca. Tra i molti nervi scoperti che l’amico di Madame de Staël si procura il piacere di toccare c’è il tema della menzogna. Da uomo del suo tempo, disilluso quanto brillante, Constant ricorda che i principi universali, qualora si dovessero utilizzare per le concretezze della vita, dovrebbero fondarsi su qualcosa di intermedio, su un riferimento capace di concatenarli con la realtà. E, tra le molte frasi, c’è n’è una che non passa inosservata: “Dire la verità è un dovere, ma solo nei confronti di chi ha diritto alla verità.”
Apparentemente sembra una teoria come molte altre di quel periodo ma, mettendo a punto la cosa, Constant non riesce a trattenersi dal criticare Immanuel Kant e in particolare alcune sue riflessioni. Tra le quali c’era la seguente: “Persino di fronte a degli assassini che vi chiedessero se il vostro amico, che stanno inseguendo, si sia rifugiato in casa vostra, la menzogna sarebbe un crimine.” Era noto -e lo è ancora ai nostri giorni- che per il sommo pensatore bisogna dire la verità in ogni situazione. Sempre e comunque. La replica non si fa attendere. Kant risponde, ribattendo punto per punto con uno scritto dal titolo Su un presunto diritto di mentire per amore dell’umanità. Per dirla in breve, il tedesco non si muove di un millimetro. Tra le sue parole vale la pena ricordare: “Chi dunque mente, per quanto buone siano le sue intenzioni, ha l’obbligo di assumersi le responsabilità delle conseguenze che ne derivano”; e ancora: “E’ pertanto un sacro precetto della ragione -precetto che si impone incondizionatamente ed è irriducibile a ogni ordine di convenienza- essere veritieri (onesti) in ogni dichiarazione.” Ora, chi volesse conoscere quella polemica e prendere atto dei testi, trova quanto desidera in un delizioso libretto firmato Kant-Constant e dal titolo Il diritto di mentire. La curatrice, Sabrina Mori Carmignani, merita una menzione per il saggio introduttivo e la confezione del piccolo volume edito da Passigli.
Armando Torno, 21-7-2008.