La Mappa dell’Amore: un viaggio nel mondo di Dylan Thomas

The Map of Love: Verse and Prose (1939) è la terza raccolta poetica di Dylan Thomas, successiva a 18 Poems (1934) e Twenty-Five Poems (1936). Fin dal titolo, questo libro si distingue per la sua particolarità, contenendo sedici poesie e sette racconti, segnando così il primo approccio di Thomas alla prosa. Nel 1939, Thomas aveva già consolidato la sua reputazione oltre i confini provinciali del Galles ed era ben noto nei circoli letterari inglesi. Questa inclinazione verso l’Inghilterra come patria letteraria era naturale, considerando la sua educazione in un ambiente ricco di libri, favorito dal padre, David John, insegnante di inglese a Swansea.

Dal 1934, Thomas iniziò a viaggiare frequentemente tra Swansea e Londra, pubblicando su importanti periodici come New Verse di Geoffrey Grigson e Criterion di T.S. Eliot. Il suo lavoro ricevette l’ammirazione di figure letterarie come Stephen Spender, Edith Sitwell ed Edwin Muir. Nel 1935, durante un ritorno in Galles, Thomas incontrò il poeta Vernon Watkins, avviando un’amicizia e una corrispondenza che durarono tutta la vita.

Cambiamenti significativi si verificarono nel 1937: il padre di Thomas andò in pensione, i suoi genitori si trasferirono in una casa più piccola, e Thomas sposò Caitlin Macnamara, conosciuta a Londra l’anno precedente. La coppia si stabilì temporaneamente con la madre di Caitlin a Ringwood, nell’Hampshire, prima di tornare nuovamente in Galles nel maggio 1938, vivendo a Laugharne. Qui, nel febbraio 1939, nacque il loro primo figlio, Llewelyn.

Un mese dopo, Thomas aveva già le bozze di The Map of Love sul tavolo. Fu un periodo di particolare fervore creativo, in cui il desiderio di dare seguito ai primi due libri si univa alle nuove sollecitazioni della vita familiare. Tuttavia, dopo un iniziale idillio matrimoniale, i problemi economici si fecero pressanti. Thomas era costantemente a corto di denaro, chiedeva prestiti e anticipi, sollecitava il suo agente David Higham e lamentava con veemenza l’assillo della fame e della povertà. Nell’agosto 1938, la sua richiesta di un sussidio al Royal Literary Fund fallì. Probabilmente, questa condizione di precarietà spinse Thomas a impegnarsi su più fronti per cercare di pubblicare il terzo volume.

Prima di arrivare a The Map of Love, i progetti editoriali di Thomas tra il 1937 e il 1938 furono molteplici: un libro sul Galles richiesto dal suo agente, una “versione al contrario” del Pilgrim’s Progress di John Bunyan, un romanzo giallo satirico scritto a quattro mani. Inoltre, il 27 aprile 1937, Thomas partecipò al suo primo broadcast radiofonico per la BBC, inaugurando un filone che avrebbe avuto un’enorme importanza negli anni a venire. Tuttavia, il progetto più significativo, che spiega anche la fisionomia finale di The Map of Love, era un volume di soli racconti intitolato The Burning Baby: 16 Stories. Tuttavia, gli avvocati dell’Europa Press giudicarono osceni molti brani e bloccarono l’uscita del libro in Inghilterra.

Nonostante i molteplici tentativi, Thomas si vide costretto a rivedere i suoi piani. Alla fine del 1938, trovò una soluzione con la Dent, la casa editrice del precedente Twenty-Five Poems, che propose un volume misto contenente poesie e racconti. Il libro prese il titolo The Map of Love dal racconto più sperimentale della raccolta.

La selezione finale di racconti di Thomas comprendeva The Orchards, The Enemies, The Map of Love, The Visitor, e The Dress. Questi racconti, insieme a The Tree e The Mouse and the Woman, rivelano un’unità sorprendente di ispirazione e immaginario, con un forte legame con l’ambiente rurale e mitologico della valle immaginaria di Jarvis, spesso ispirata ai paesaggi del Carmarthenshire, dove Thomas trascorreva le vacanze estive.

L’ambientazione della valle di Jarvis, con le sue atmosfere ancestrali e mitiche, rappresenta una sorta di infanzia del mondo, un luogo primordiale dove vita e morte coesistono in un ciclo continuo. I racconti di Thomas esplorano questo mondo con una sensualità e una profondità che riflettono le forze elementari della natura e dell’esistenza umana.

Parallelamente, le poesie di The Map of Love offrono un’ampia gamma di stili e temi. Alcune sono dense e complesse, come I make this in a Warring Absence, mentre altre sono più aperte e accessibili, come After the Funeral. La raccolta riflette il passaggio stilistico di Thomas verso una maggiore trasparenza e un riferimento più esplicito a eventi biografici, pur mantenendo la sua caratteristica oscurità e complessità.

The Map of Love fu pubblicato il 24 agosto 1939, pochi giorni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il che influenzò notevolmente la sua fortuna editoriale. Tuttavia, la raccolta rimane un’importante testimonianza della versatilità e del talento di Dylan Thomas, capace di unire poesia e prosa in un’opera che esplora profondamente l’animo umano e il mondo naturale.

 

Quando tutti e cinque i miei sensi campagnoli vedranno

Quando tutti e cinque i miei sensi campagnoli vedranno,
le dita scorderanno i pollici verdi e indicheranno come,
attraverso l’occhio vegetale di una lunetta,
pula di giovani stelle e di uno scapestrato zodiaco,
l’amore nel gelo è sbucciato e riposto per l’inverno;
le flebili orecchie lo vedranno portato via al rullo dei tamburi
tra brezza e conchiglia verso una spiaggia dissonante,
e, allacciata a sillabe, la lingua di lince griderà
che le sue care ferite sono sanate aspramente.
Le mie narici vedranno il suo respiro ardere come arbusto.

Il mio unico e nobile cuore ha testimoni
in ogni contrada d’amore, che si desteranno a tentoni;
e quando il cieco sonno cadrà sui sensi appostati,
il cuore sarà sensuale, anche se cinque occhi si spezzano.

 

O fammi una maschera e un muro

O fammi una maschera e un muro per celare alle spie
dei tuoi occhi aguzzi e smaltati, dei tuoi artigli occhialuti,
lo stupro e la rivolta negli asili del mio volto,
un bavaglio d’albero ammutito per sbarrare ai nemici scoperti
la lingua-baionetta di questo inerme oggetto da preghiera –
la presente bocca – e la tromba delle bugie soavemente suonata;
dammi un contegno da stolto foggiato in vecchia armatura
e quercia
per proteggere il cervello brillante e ammansire gli ispettori,
e un lutto vedovile rigato di lacrime che cala dai cigli
per velare la belladonna e mostrare agli occhi secchi
come altri tradiscano le lagnose bugie delle loro perdite
dalla piega della nuda bocca o da un sorriso dietro la manica.

 

Ventiquattro anni ricordano le lacrime dei miei occhi

Ventiquattro anni ricordano le lacrime dei miei occhi.
(Sotterra i morti se temi che vadano alla tomba con le doglie).
Nella volta del portone naturale mi acquattai come un sarto
per cucirmi un sudario per un viaggio
sotto i raggi del sole carnivoro.

Vestito per morire, avviata la marcia sensuale,
con le mie vene rosse piene di soldi,
nella direzione finale della città elementare
io avanzo per tutta la durata del sempre.

Scrivo questo in un’assenza tumultuosa

Scrivo questo in un’assenza tumultuosa,
quando con cervice di pietra ogni antico minuto della stagione amorosa fa da porto alla mia lingua ancorata, fa smottare la pietra del molo; quando, beata sia la lode, l’orgoglio di lei per l’albero
maestro e la fonte
che salpano sfolgoranti in un oceano a forma di mano,
per quel fiero albero a vela coi rami sospinti
oltre il frangiflutti vegetale e l’estrema volta
e questa debole casa, verso un paradiso con colonne
di midollo,

è gettato da parte, straccio di respiro, sgorbio d’erbaccia, vacua
testa d’oppio, fusto per passeri, gonfiato, reciso, scoppiato,
come nodo al petto stretto dalle maree e di nuovo schiantato,
come sigillato imene marino ancestralmente violato,
e, da ultimo, l’orgoglio è come un bambino solo
sospinto da venti magnetici verso la madre cieca,
magione di pane e di latte in un paese senza denti.

Lei mi offre nella sua orgogliosa assenza l’innocenza
di un’ortica e la colpa di un soave colombo;
nelle rocce molestate, la conchiglia delle vergini,
la schietta perla chiusa; di fanciulle marine fa brillare
i lineamenti in grotte sfondate tra impronte di sirena;
è nubile nell’oscena quercia, è presagio
di giacigli di balena, danze taurine, auree selve di leoni
fieri come pietre succhiate e immensi come granelli di sabbia.

Questi sono i suoi contrari: la bestia che segue
con passo solenne di prete e mano di cinque assassini
il suo volo ardente sopra colonne dai nidi inceneriti,
che invoca il vorace gregge di fuoco, è gettata nel ghiaccio,
persa nel silenzio inappetente di un albero senza turgore,
e quella che scala colline di grandine con freddi passi di selce
cade nel cerchio delle estati e dei meriggi asserragliati.

[…]

 

La poesia “Scrivo questo in un’assenza tumultuosa” di Dylan Thomas è una sinfonia di immagini, una danza di emozioni che esplora l’amore nelle sue molteplici sfaccettature. Qui, l’amore non è semplice sentimento, ma un viaggio complesso, carico di contrasti e di sfumature. L’assenza, tumultuosa e turbolenta, è il filo conduttore che tesse l’intera opera, un’assenza che non è vuoto ma presenza vibrante, carica di ricordi e desideri.
Le parole di Thomas si dipanano come onde che si infrangono su scogli antichi, ogni verso un’eco di passioni passate, ogni immagine un frammento di memoria. L’amata, con il suo orgoglio e la sua purezza, emerge dalle profondità del testo come una figura mitica, un ortica che punge e un colombo che consola. La sua assenza è palpabile, riempie l’aria con una tensione che è al tempo stesso dolce e dolorosa.
La chiave di volta è l’immagine della rovina, una piramide fiera costruita dai detriti dell’amore e della perdita. In questo spazio sacro e profano, l’anatomista dell’amore raccoglie il cuore vivo su un diamante, simbolo di purezza e eternità. È un gesto di riconciliazione, un modo per trovare bellezza nella devastazione, per scoprire l’ordine nel caos.

Sei curioso di leggere il resto del poema? Puoi trovarlo nel nostro libro La mappa dell’amore. Poesie e prose a cura di Federico Mazzocchi.

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Dylan Thomas

La mappa dell’amore

Poesie e prose
The Map of Love: Verse and Prose (1939) è la terza raccolta poetica di Dylan Thomas, successiva a 18 Poems (1934) e Twenty-Five Poems (1936). Fin dal titolo, questo libro si distingue per la sua particolarità, contenendo sedici poesie e sette racconti, segnando così il primo approccio di Thomas alla prosa. Nel 1939, Thomas aveva già consolidato la sua reputazione […]

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