Marc Dugain su Repubblica

Vi racconto l’uomo che per 50 anni ha fatto (e disfatto) l’America.

Truman Capote li chiamava Johnny and Clyde e aveva ragione. La coppia faceva paura. Più di tutti John Edgar Hoover, capo dell’FBI per circa 50 anni (1924-1972). L’altro, il suo amante e segretario, era lo sgradevole Clyde Tolson. Hoover è stato uno degli uomini più potenti della terra. Si considerava il solo e inamovibile custode dei valori americani. Cinico, spietato, rancoroso e razzista, l’uomo aveva un’unica debolezza: era omosessuale, pur detestando i gay, gli ebrei, i neri e i comunisti. E’ stato direttore dell’FBI con otto presidenti, da Calvin Coolidge che gli diede l’incarico, a Nixon che lo licenziò per avere le mani libere nell’affare Watergate. In mezzo Herbert Hoover, Roosvelt, Truman, Eisenhower, Kennedy -che detestava insieme al suo clan- e Johnson. Di tutti conosceva debolezze e segreti e tutti meritavano ritorsioni, poiché era un formidabile fabbricatore di falsi dossier. Il francese Marc Dugain gli ha dedicato un ritratto storico romanzato, che può essere letto anche come un noir. Un libro che ci offre uno sguardo lucido sulla più potente democrazia del mondo.

Cominciamo con l’anticomunismo di Hoover: fu lui lo stratega della caccia alle streghe?

Sì. McCarthy era una sua creatura, una sua marionetta. Ha tormentato per anni Hemingway e a tal punto Chaplin da farlo fuggire all’estero.

Lei scrive che Hoover, pur odiando John Kennedy, fu estraneo al suo assassinio.

Sì, anche se nella sua posizione non poteva non sapere cosa si preparava. E non fece niente per impedirlo. Ma più di John detestava Bob.

Hoover non fu nemmeno responsabile della morte di Marylin Monroe?

No, e ne rimase molto colpito. Sapeva che Marylin era stata abbandonata dai fratelli Kennedy ed era pronta a fare delle rivelazioni sui loro rapporti con la mafia a proposito di Cuba. La mafia intervenne per calmarla. E a qualcuno sfuggì di mano la situazione.

Tutti i presidenti degli Stati Uniti sognavano di sbarazzarsi di Hoover.

Nessuno osava e, sbarazzandosene, avevano tutto da perdere. Lo temevano. Sapeva rendersi indispensabile e li teneva in pugno. Era machiavellico e aveva una grande capacità manipolatoria.

Brunella Schisa, il Venerdì di Repubblica.