Milioni di immensi amori puri
Poesie d’amore 1913-1922

Vladimir Majakovskij
Passigli Poesia
Tra i massimi poeti russi del primo Novecento, Majakovskij è apparso subito quello che meglio di tutti incarnava gli ideali della sua epoca, tanto che la sua vicenda personale, fino al tragico suicidio, è venuta a rappresentare una sorta di archetipo di quegli anni di grandi speranze e di drammatiche delusioni. Ma Majakovskij è stato soprattutto un grande poeta, ben prima e ben oltre la rivoluzione d’ottobre, di cui è stato il più accreditato cantore e che forse ne ha restituito un’immagine troppo parziale; e questa nostra antologia lo dimostra ancora una volta, scegliendo poesie e poemetti che definire semplicemente “d’amore” è certo riduttivo – come del resto per tutta la grande poesia d’amore –, ma che ci mostrano l’aspetto più intimo della sua ispirazione. Come scrive Marilena Rea nella prefazione che accompagna questa sua nuova traduzione: «Sfogliando queste pagine avremo l’impressione di solcare la materia dell’amore, cioè quelle emozioni primarie come gelosia, rabbia, bramosia, attrazione, che fanno scalpitare il poeta, lo fanno girovagare insonne per la città in piena notte, lo fanno urlare al cielo dalla frustrazione. Come tante finestre aperte sul cuore, le poesie ci mostrano senza veli il fuoco che alimenta la sua anima: le amanti con i boa di strascichi di comete, le signorine dai modi ora pudichi ora civettuoli, l’amata che si macchia di tradimento, la dolce signorina americana che affila lamette Gillette in mezzo all’indifferenza dei ricchi passanti capitalisti, un amore negato che scatena una funesta tempesta che sovverte l’ordine universale delle cose…».
Vladimir Majakovskij nacque in Georgia il 7 luglio 1893. Dopo la precoce e improvvisa scomparsa del padre, la famiglia si trasferì a Mosca, dove Majakovskij continuò il ginnasio fino al 1908, quando interruppe gli studi per dedicarsi al lavoro politico clandestino, che gli valse per tre volte l’arresto. Nel 1911 si iscrisse all’Istituto di pittura, scultura e architettura, ove fece conoscenza di David Burljuk, che contribuì a indirizzarne il talento artistico verso la poesia. Partecipò fin dagli inizi al movimento futurista, e coi futuristi fece fra il 1913 e il 1914 una tournée nella Russia meridionale. All’indomani della Prima guerra mondiale, accolse con entusiasmo la rivoluzione. La sua popolarità divenne sempre più grande, e la sua poesia andò a legarsi sempre più indissolubilmente con la tragica grandezza degli anni della rivoluzione, quella stessa rivoluzione che doveva spazzar via velocemente tante speranze e nella quale era destinata a smarrirsi la sua stessa poesia. Fallito il tentativo di far riconoscere il Futurismo come letteratura ufficiale della rivoluzione, liquidate le sue riviste «Lef» e «Nuova Lef», Majakovskij entrò a far parte degli scrittori ortodossi e, all’inizio del 1930, organizzò al Club degli scrittori una mostra riassuntiva dei suoi vent’anni di lavoro letterario. Si uccise il 14 aprile di quello stesso anno, con un colpo di rivoltella.
Le altre opere di Majakovskij presenti nel nostro catalogo sono: "Il flauto di vertebre. Prime poesie 1912-1916", "Ode alla Rivoluzione. Poesie 1917-1923", "Di questo. A lei e a me", "La mia scoperta dell’America"; a queste si aggiunga la biografia "Il mio Majakovskij" di Veronika Polonskaja, protagonista della burrascosa relazione che occupò l’ultimo anno di vita del grande poeta.