Mitsou

Colette

Le Occasioni

A cura di Maurizio Ferrara

Anno :2002

Pagine :128

Prezzo :8,50€

ISBN :88-368-0745-1

 



Il libro:
Mitsou, apparsa dapprima a puntate sul settimanale «La Vie parisienne» alla fine del 1917, fu da Colette, per l’edizione in volume di due anni più tardi, rivista e soprattutto allungata sino all’attuale forma di ‘romanzo breve’; anche se è forse eccessivo e al tempo stesso limitativo parlare di romanzo per questa ‘operetta’ – come in seguito l’avrebbe definita la stessa autrice – che, pur nella sua breve vita, assume di volta in volta le cadenze della ‘pièce’ teatrale e della novella epistolare.
La Grande Guerra travestita da music-hall, si è detto di Mitsou; e qualcosa di vero c’è in questa affermazione, a patto però di non dare a tale definizione una semplice connotazione negativa, non dimenticando che proprio il mondo del music-hall fu alla base delle esperienze di vita della grande scrittrice e del suo primo capolavoro, il romanzo La Vagabonda del 1910, e di due altre importanti opere di prima della guerra, L’àncora e I retroscena del music-hall. Non sorprenderà allora il giudizio commosso che di quest’opera dava Marcel Proust, che addirittura arrivò ad affermare di preferire la scena del tête-à-tête di Mitsou e del Tenente Blu nel ristorante a quelle che lui stesso stava scrivendo per il personaggio di Swann in All’ombra delle fanciulle in fiore.

L'autore:
Colette è una delle scrittrici più amate e più popolari di Francia. Approdata quasi per caso alla scrittura, rimane uno dei casi più straordinari delle lettere francesi.
Di Colette la Passigli Editori ha pubblicato anche il bel volume-strenna Per un erbario, il romanzo L’àncora, e i due racconti lunghi Camera d'albergo e Luna di pioggia.

Il brano:

«Mitsou è sola, seduta al tavolo del trucco. Le gambe, aperte a v, rimangono rigide per non «sformare» le calze sul ginocchio, ma la giovane schiena si piega, e il collo si tende come quello di una gazzella assetata. Immobile, Mitsou quasi non sembrerebbe viva, se ogni tanto non s’incipriasse le guance, non ravvivasse con il rossetto la bocca o non assottigliasse con la matita l’angolo dell’occhio.»