Opus florentinum

Mario Luzi

Passigli Poesia

Anno :2000

Pagine :64

Prezzo :10,00€

ISBN :978-88-368-0678-2



Il libro:
Un grande poeta e Firenze, la sua città, e, nel cuore di questa città, il suo più alto simbolo, la grande cattedrale.
Ritornano, in questo Opus florentinum, i versi di Fiore nostro fiorisci ancora, con i quali Mario Luzi ha voluto cantare il sogno e la realtà di Santa Maria del Fiore, immaginando dapprima il dialogo fra due operai costruttori, chiamati ad un’impresa che sembra oltrepassare le loro forze, per poi dare voce alla cattedrale stessa, che ripercorrendo la propria storia dà corpo ad una affascinante ‘cantata sacra’. Ma, nel nuovo testi, quei versi tornano arricchiti dalla presenza di nuovi personaggi, così che tutta la città sembra finalmente coinvolta e partecipe.
La forte vocazione teatrale della più recente poesia di Mario Luzi, che già permeava i versi di Fiore nostro fiorisci ancora, ha continuato dunque a lavorare nel profondo, arricchendo di nuove movenze questa affascinante ‘cantata sacra’ – con le voci degli angeli coristi, del canonico, di Santa Reparata, delle suore Elisabetta e Giovanna, dei mercanti Geri Bonaccorti, Jacopo Ristori e Francesco Risaliti, del maestro fiammingo Federico Meyer – e volgendola così ai modi e ai ritmi di un’inedita quanto originale ‘sacra rappresentazione’ della nostra epoca.

L'autore:
Mario Luzi, uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, è nato a Firenze nel 1914 e morto nel 2005. Per la Passigli Editori dirige la collana Passigli Poesia, e ha pubblicato il suo colloquio-intervista Le nuove paure. Conversazione con Renzo Cassigoli nella collana Le Occasioni.

Il brano:

«Quando gli altri per tutta Firenze sonnecchiano nella lunga siesta dei giorni di canicola, noi siamo più che mai all’opera. Le fiasche vanno e vengono tra le mani dei garzoni e dei maestri e presto sono asciutte. Le ore sono lunghe. Ser Filippo non conosce pausa, sparisce e ricompare di continuo. Gli frullano per il capo mille idee ma una, fissa, le sovrasta tutte: questa cupola. Sì, lui a suo dire n’è sempre stato certo, era spavaldo con gli uomini dell’arte; ma, guardalo, è tranquillo fino a un certo punto. Domanda i capimastri, i tagliapietre, i leganioli, se stimano possibile per la loro parte dargli conferma che l’impresa è giusta e ragionevole. E, lo sai bene anche tu, chi è preso dalla sua mania e chi scuote la testa ma continua con parecchia incredulità il suo lavoro nel cantiere.»
da Fiore nostro fiorisci ancora