35 frasi d’amore di Pablo Neruda

Nelle pieghe del tempo, tra le pagine intrise di emozioni, esiste un legame indissolubile tra le parole e chi le legge. Per molti, l’amore è stato tradotto in versi da uno dei più grandi poeti di tutti i tempi: Pablo Neruda. 

E noi, della Passigli Editori, ci sentiamo privilegiati di custodire da tanti anni i diritti dell’autore. È come intrecciare un rapporto quasi invisibile, ma profondamente nutrito di poesia, in cui le parole di Neruda si fondono con le vite di coloro che le incontrano attraverso i nostri libri.

E in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

Cantano in te i fiumi e la mia anima li insegue
come tu vuoi e laddove a te piace.
indicami la strada sul tuo arco di speranza
e libererò delirante il mio stormo di frecce.

Cuore infinito del vento
che palpita sul nostro silenzio innamorato.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.
E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l’uva.

Trema nella notte umida il mio abito di baci
follemente carico di impulsi elettrici,
diviso in modo eroico tra i sogni
e le rose inebrianti che con me si cimentano.

Vado duro di passioni, in sella all’unica mia onda,
lunare, solare, ardente e freddo, repentino,
addormentato nella gola di felici
isole bianche e dolci come freschi fianchi.

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.

Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l’onda.

Non assomigli più a nessuna da quando ti amo.
Lasciati distendere tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome con lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah, lasciati ricordare com’eri allora, quando ancora non esistevi.

Io ti amo e la mia felicità morde la tua bocca di prugna.
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima solitaria e selvaggia, al mio nome che tutti evitano.
Tante volte abbiamo visto splendere l’estro baciandoci gli occhi
e piegarsi sul nostro capo i crepuscoli come ventagli giranti.

Voglio fare con te
quello che la primavera fa con i ciliegi.

Qui io ti amo e invano l’orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi grandi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.

Eppure il mio cuore cupo ti cerca,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo di grano e il sole, il papavero e l’acqua.

Oh la bocca mordicchiata, le membra baciate,
oh i denti famelici, oh i corpi intrecciati.
Oh l’amplesso folle di speranza e vigore
in cui ci congiungevamo e ci disperavamo.

Posso solo amarti con baci e papaveri,
con ghirlande bagnate dalla pioggia,
guardando cavalli cinerini e cani gialli.
Posso solo amarti con onde dietro la schiena,
tra vaghi colpi di zolfo e acque assorte.

Non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza il tuo sguardo:
offro in cambio la primavera
perché tu continui a guardarmi.

Nuda sei blu come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.

Ma tu spuntasti dal Sud come un’isola
popolata e coronata di piume e legnami
e io sentii il profumo dei boschi erranti.

E così ti aspetto come una casa deserta
e tornerai a trovarmi e ad abitarmi.

Di pena in pena l’amore  attraversa le sue isole
e affonda radici che poi innaffia il pianto,
e nessuno può, nessuno può eludere i passi
del cuore che corre silenzioso e macellaio.

Assente, per i sogni naviga il tuo cuore,
ma il tuo corpo così abbandonato respira
cercandomi senza vedermi, completando il mio sogno
come una pianta che si sdoppia nell’ombra.

[…] da questo essere e non essere in cui ci troviamo
resta qualcosa che ci avvicina nella luce della vita
come se il sigillo dell’ombra marchiasse
con il fuoco le sue creature segrete.

Amore mio, se muoio e tu non muori,
amore mio, se muori e io non muoio,
non concediamo ulteriore spazio al dolore:
non c’è immensità che valga quanto abbiamo vissuto.

Ma questo amore, amore, non è finito,
e così come non ebbe nascita
non ha morte, è come un lungo fiume,
cambia solo di terra e labbra.

E lì dove respirano i garofani
fonderemo un abito che resista
l’eternità di un bacio vittorioso.

Perché alle domande stellate del cielo
risponda il nostro sogno con una sola chiave,
con una sola porta chiusa dall’ombra.

La tua bocca era il mio giorno e la mia notte terrestre
e la tua pelle la repubblica fondata dai miei baci.

Gira la notte sulle sue invisibili ruote
e accanto a me sei pura come l’ambra addormentata.

E senza di te non sono ormai che il tuo sogno.

Trovai il miele scuro che conobbi nel bosco,
e toccai nei tuoi fianchi i petali ombrosi
che nacquero con me e formarono la mia anima.

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.

Ma viene l’ora della vendetta, e io ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste.