Lorca è magia, profonda immaginazione, simbolismo e intensa emotività. Nato il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros, una piccola città vicino a Granada, in Spagna, fu considerato uno dei più importanti scrittori spagnoli del XX secolo e una delle figure principali del movimento letterario spagnolo noto come Generazione del ’27.
Fu un poeta, drammaturgo, regista teatrale in grado di catturare, coi suoi versi, la grandezza umana e quel senso di pietà. Pensiamo ad esempio al “Lamento per Ignacio Sanchez Mejias”, il grande toreador – inimitabile e irripetibile sulla scena dell’arena – e il suo tragico destino. Per Lorca alle fatidiche “cinque della sera” muore l’umanità intera in una sorta di apocalisse lirica.
Sono infatti l’amore, la morte, la passione e la condizione umana, sono i volti sconosciuti di emarginati e oppressi, di rom e gitani o grandi personaggi storici che fanno vibrare i versi delle sue poesie.
“Sognavi che il tuo amore fosse come l’infante
che ti segue sommesso raccogliendo il tuo manto.
E anziché fiori, versi, e collane di perle
la Morte ti offrì rose appassite su un ramo.”Elegia a Donna Giovanna La Pazza
Alcune delle sue opere più famose includono “Romancero Gitano” (Ballate Gitane), “Poeta en Nueva York” (Poeta a New York), “Bodas de Sangre” (Nozze di Sangue), “Yerma” e “La Casa de Bernarda Alba” (La Casa di Bernarda Alba).
“Federico – disse Pablo Neruda – era un lampo fisico, un’energia in moto perpetuo, un’allegria, uno splendore, una tenerezza assolutamente sovrumana”. La sua persona era magica e in fin dei conti, come lo stesso poeta commentava l’origine della sua poesia, Yo tengo el fuego en mis manos.
5 poesie d’amore di Federico Garcia Lorca
Andando a curiosare nel catalogo di Passigli Editori, tra i tanti libri dedicati al poeta, abbiamo deciso di selezionare queste 5 poesie, per intraprendere un viaggio interiore e per interrogarci sulla morte, sull’amore, sulla pace, sulla speranza e sull’innocenza, che qui si configurano come i principali nodi tematici delle sue strofe.
Canzone minore di Federico Garcia Lorca
Hanno gocce di rugiada
le ali dell’usignolo,
gocce chiare di luna
rapprese d’illusione.Il marmo della fonte
raccoglie il bacio dello zampillo,
sogno di umili stelle.Tutte le bambine dei giardini
quando passo
mi dicono addio. Anche
le campane mi dicono addio.
Nel crepuscolo gli alberi
si baciano. Ed io
piango lungo il viale,
grottesco e senza rimedio,
triste come Cyrano
e Don Chisciotte,
redentore
di impossibili infiniti
al ritmo dell’orologio.Vedo gigli appassire
a contatto della mia voce
macchiata di luce sanguigna,
e nella mia lirica canzone
indosso abiti da pagliaccio
impolverato. L’amore
vago e bello si è nascosto
sotto un ragno. E il sole
come un altro ragno mi nasconde
con le sue zampe d’oro.Mai raggiungerò la buona sorte,
perché son come l’Amore stesso,
con frecce di pianto
nella faretra del cuore.Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in un racconto sbiadito.
Canzone d’autunno di Federico Garcia Lorca
Oggi ho nel cuore
un vago tremolio di stelle
ma il mio sentiero si perde
nell’anima della nebbia.La luce mi tronca le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
alla fonte dell’idea.Tutte le rose sono bianche,
bianche come la mia pena,
ma non sono rose bianche,
è scesa la neve su di loro.
Prima ebbero l’arcobaleno.
E nevica anche sulla mia anima.La neve dell’anima
ha fiocchi di baci
e scene calate nell’ombra
o nella luce di chi le pensa.La neve cade dalle rose,
ma quella dell’anima rimane,
e gli artigli del tempo
ne fanno un sudario.La neve si scioglierà
quando verrà la morte?
O avremo altra neve
e altre rose più perfette?
Sarà con noi la pace
come c’insegna Cristo?
O forse il problema
non sarà mai risolto?
Ma se c’inganna l’amore?
Cosa sosterrà la nostra vita
se il crepuscolo ci affonda
nella vera scienza
del Bene che chi sa se esiste
e del Male che incombe alle spalle?Se muore la speranza
e risorge la Babele,
quale torcia farà luce
sulle strade in Terra?Se l’azzurro è un sogno
dove mai finirà l’innocenza?
Cosa mai sarà il cuore
se l’Amore non ha frecce?
Se la morte è la morte,
dove finiranno mai i poeti
e le cose addormentate
che nessuno più ricorda?Oh sole di tante speranze!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!
Oggi ho nel cuore
un vago tremolio di stelle
e tutte le rose sono bianche
bianche come la mia pena.
L’ombra dell’anima mia di Federico Garcia Lorca
L’ombra della mia anima
è in fuga in un tramonto d’alfabeti,
nebbia di libri
e di parole.L’ombra della mia anima!
Sono giunto alla linea dove cessa
la nostalgia,
e la goccia di pianto si trasforma
alabastro di spirito.(L’ombra della mia anima!)
La conocchia del dolore
sta finendo,
ma resta la ragione e la sostanza
del mio vecchio mezzogiorno di labbra,
del mio vecchio mezzogiorno
di sguardi.Un fosco labirinto
di stelle affumicate
m’intrica l’illusione
quasi appassita.L’ombra della mia anima!
E un’allucinazione
munge i miei sguardi.
Vedo la parola amore
diroccata.
Usignolo mio!
Usignolo!Canti ancora?
Se le mie mani potessero sfogliare di Federico Garcia Lorca
Pronuncio il tuo nome
nelle notti buie,
quando gli astri vanno
a bere alla luna
e dormono gli alberi
delle foreste cupe.
Ed io mi sento vuoto
di passione e musica.
Orologio impazzito che canta
morte ore antiche.Pronuncio il tuo nome
in questa notte buia,
e il tuo nome suona
piú lontano che mai.
Piú lontano delle stelle,
piú dolente della pioggia quieta.Ti amerò ancora
come allora? Quale colpa
ha il mio cuore?
Se si alza nebbia
quale nuova passione m’attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!
Ci sono anime che hanno di Federico Garcia Lorca
Ci sono anime che hanno
stelle azzurre,
mattini sfioriti
tra foglie del tempo,
casti cantucci
che conservano un antico
sussurro di nostalgia
e di sogni.
Altre anime hanno
spettri dolenti
di passioni. Frutta
con vermi. Echi
di una voce arsa
che viene di lontano
come una corrente
d’ombre. Ricordi
vuoti di pianto
e briciole di baci.
La mia anima è matura
da gran tempo,
e si dissolve
confusa di mistero.
Pietre giovanili
consunte di sogno
cadono sulle acque
dei miei pensieri.
Ogni pietra dice:
«Dio è molto lontano!».