Racconti indiani
Stéphane Mallarmé
Le Occasioni
Il libro:
Apparsi per la prima volta postumi nel 1927, i quattro Racconti indiani di Stéphane Mallarmé (1842-1898), il massimo poeta del simbolismo europeo, hanno come altre sue opere un’origine d’occasione. Verso la fine del 1892, Mallarmé, frequentatore assiduo del salotto di Méry Laurent, vi incontra Edmond Fournier che gli parla dei Racconti e leggende dell’India antica di Mary Summer, usciti da poco, che trova molto interessanti e attraenti ma un po’ deboli stilisticamente. Mme Laurent si augura allora di vederli riscritti da Mallarmé, che dunque per compiacere l’amica si accinge a farlo. Tuttavia l’origine d’occasione non deve far pensare ad un lavoro estemporaneo e preso alla leggera. In realtà il tema esotico, che percorre tutto il Romanticismo francese, acquisisce un rilievo ancora maggiore proprio nei padri della poetica simbolista e in particolare nello stesso Mallarmé, che ricostruisce in questi quattro racconti un Oriente tutto letterario di profumi, raffinatezze, colori, passioni.
Il brano:
«Mentre il giovane beveva, la pia donna lo osservava attentamente. Le membra, fiacche per la fatica, svelavano una forza pronta a risorgere, appena alzatosi il viaggiatore. “Ah, buona donna”, aveva implorato, “un po’ d’acqua per pietà!”, poi si era seduto, o piuttosto lasciato cadere, sotto la veranda di un piccolo tempio, alle porte polverose della città. Poiché ne sembrava il dio, la vecchia anacoreta, ch’egli fissava intensamente, sospirò, con devozione: “Nobile straniero, voi vi meravigliate nel vedere una creatura miserabile come me; e vi chiedete se sia stato il dolore o l’indigenza a ridurla in questo stato”. Un’ombra, un fantasma di donna: gli abiti religiosi le fluttuavano intorno al corpo così come la vela si abbatte sul palo, quando cede il vento […]»