Se i versi danno corpo ai fantasmi del passato – La Repubblica di Paolo Mauri

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18 febbraio 2011
LA RECENSIONE di Paolo Mauri
Le midolla del male di Emilio Zucchi – Passigli Editori, € 10,00

“Via Bolognese, rantolo in salita/sul primo dorso d’Appennino. Grigia,/sorge qui Villa Triste: cinque piani,/manganelli passati sulle vertebre /come su sbarre di ringhiera…”. Emilio Zucchi nel congedarsi dai lettori del suo intenso poema civile, “Le midolla del male” (Passigli pagg. 54, euro 10 ) sente il bisogno di avvertire :” I due edifici denominati ‘Villa Tristè, quello di Firenze e quello di Milano, sono ora due normali condomini. Ma anche prima del ’44 erano due normali condomini”. Si pensa che il male lasci tracce indelebili e invece è proprio la normalità a nasconderlo, anzi a renderlo persino “normale”. Claude Lanzman nel suo straordinario documentario sulla “Shoa” non adopera mai il materiale che si può vedere negli ex lager: ci mostra campi coltivati, un barbiere al lavoro mentre ricorda : sì, sapevamo quello che accadeva là dentro. E’ proprio la normalità di oggi e di ieri a stridere fortemente con l’incubo della tortura, del sangue, dei corpi straziati.

Ho già avuto modo di parlare su “Repubblica” del poema di Zucchi, ma il lettore che vive a Firenze (o a Milano) può leggerlo nei luoghi dove tutto avvenne per cogliere un frammento di storia che altrimenti rischierebbe di scivolar via come se una lapide bastasse a saldare per sempre i conti con il passato. Zucchi resuscita il mostro Pietro Koch. E’ un dandy

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assetato di sangue e di dolore. Ha messo su una banda di mostri uguali a lui, guadagna due milioni al mese nel ’44: una enormità che gli consente di vivere nel lusso. A Roma, d’intesa con Kappler, arresta e sevizia. E’ lui a compilare in parte l’elenco dei martiri delle Fosse Ardeatine. A Firenze si serve della banda di Mario Carità: un delinquente al servizio del regime fascista che ha occupato parte di “Villa Triste” in via Bolognese. Qui verrà seviziata Anna Maria Enriques Agnoletti, una partigiana aderente al Movimento Cristiano Sociale. Non dirà una parola, non farà un nome e verrà fucilata insieme ad altri cinque antifascisti sul greto del Mugnone, un affluente dell’Arno. Anna Maria, paleografa, era un’ebrea battezzata (la madre era cattolica) e aveva trovato lavoro presso la Biblioteca Vaticana.