Sui campi di battaglia
Da James Brooke a Võ Nguyên Giáp
Giovanni Verusio
Biblioteca Passigli
Il fil rouge di questo affascinante libro che illustra battaglie combattute in Africa e in Asia, a migliaia di chilometri e a secoli di distanza tra loro, è – come sintetizza Corrado Augias nella sua brillante prefazione – la tragica inutilità della guerra. L’imperialismo delle potenze vincitrici di alcune delle battaglie qui descritte è stato sconfitto dalla storia; le nazioni che si sono fronteggiate a El Alamein sono oggi alleate; il Giappone che nell’atroce campo di Sandakan ha violato ogni regola internazionale e di umanità è oggi una nazione pacifica e civile; la guerra insomma è violenza e sopraffazione, ma è soprattutto un inutile esercizio di un potere destinato a venir meno.
Oltre al suo valore di testimonianza storica, questo libro ha anche pregi puramente narrativi. Le caratteristiche dei campi di battaglia qui descritti sono tre: sono stati teatri di scontri spesso non molto noti in Italia, a esclusione naturalmente di El Alamein; hanno avuto luogo al di fuori dell’Europa; e infine hanno conservato, agli occhi dell’autore che li ha personalmente visitati, l’eco e il peso degli eventi che in quei luoghi si sono consumati. Ne risulta una dolente e inedita contemplazione della follia della guerra.
Giovanni Verusio è nato a Firenze. Dopo essersi laureato in legge presso la locale università, ha conseguito il Master in Diritto presso la Harvard Law School di Cambridge, in Massachusetts. Successivamente, ha lavorato nel Dipartimento Legale delle Nazioni Unite a New York e presso alcuni prestigiosi studi legali in America e in Italia, soprattutto nel campo del diritto commerciale e internazionale. Dal 1960 vive ed esercita a Roma.
Accanto al diritto ha sempre coltivato un profondo interesse per etnie e paesi scarsamente conosciuti. Nel 1960 ha partecipato alla spedizione nell’Hindu Kush Pakistano guidata dall’eminente etnologo Prof. Paolo Graziosi, che si proponeva di studiare il popolo dei Kafiri, che il mito identifica come discendenti dei soldati di Alessandro Magno. Da allora, ha intrapreso quasi quaranta spedizioni e viaggi di profilo soprattutto etnografico. Tra le sue opere, ricordiamo "Il serpente arcobaleno" (Ponte alle Grazie, 1991), "Il nomade dilettante" (Mondadori, 2008) e, per la Passigli Editori, "Il condor di rame" (2005), oltre a una autobiografia dell’infanzia: "Le vite di Gustav" (2012).