Valli lontane
Francesco Serrao
Passigli Poesia
Il libro:
«Bisogna sapere che Francesco Serrao è un gran camminatore. Ma non è un contemplatico secondo vulgata. Nel camminare assorbe sensazioni, e va ruminando quel che l’umore del paesaggio gli suggerisce.
Su quell’onda si formano filamenti di frasi, residui di una lirica impossibile e adorata: si tendono le linee di un grande abbraccio verso la vita che non si chiuderà mai.
Valli lontane è una paradossale escursione nel Lazio. Ancora, questo. È il Lazio ‘soave’ e brunito che tanto piaceva a D’Annunzio.
Serrao ci offre precise coordinate geografiche. Il suo passo si avventura per quella rincorsa di valli che da Tivoli vanno a Est, verso l’Abruzzo: corruschi, inerpicati paesi su roccia dove leggende mistiche e leggende di sangue si intrecciano, San Benedetto e Beatrice Cenci. Erano le valli tanto amate dai pittori sul finire dell’Ottocento, le valli da cui scendevano a Roma bellissime modelle robusti modelli – modelli ‘d’accademia messi in posa bluastri di freddo negli studi di via Margotta appena tiepidi da un braciere.
‘La sera avanza assurda e scaltra’ in queste pagine di Serrao, ma le dimensioni temporali le sono alla sostanza sconosciute. Si disegna lontano un temporale, fra i lecci vanno a nascondersi gli scoiattoli. Il vento raccoglie nuvole e le stende sui monti ‘come cappello d’altura’.
In questo peregrinare si accentua magari anche «un lato pernicioso e sinistro»: il paesaggio si avvolge su se stesso con un brivido di paura. La poesia di Serrao – questa prosa scandita e arruffata, sollecitata da veleni letterari e da un candore che è la scaturigine di ogni espressione necessaria – questa poesia ci viene incontro come un sussurro, come un’evocazione di fantasmi alla cui presa non riusciamo a sottrarci.»
Enzo Siciliano
Il brano:
«onde che del nero animal spirto vento / esso / appare / risuona / come cupo avvertimento più che autunnale direm su tutta pianura davanti a nostri occhi essa adesso / appare / estremo rigida porzione di confine di mondo disteso a perdita d’occhio… ecco fatti color neri venti adesso venti sempre più adesso e più di prima coscienza fissavano di balze transitorie codardi cobalti com’è che più d’un fuoco c’è per tante streghe esse»
da Prima della tempesta