Gabrielle de Bergerac

Henry James

La Grande Biblioteca

Prefazione di Agostino Lombardo, traduzione di Walter Iuzzolino

Anno :1992

Pagine :128

Prezzo :8,26€

ISBN :88-368-0478-8



Il libro:
Pubblicato nel 1869 sull' Atlantic Monthly, il romanzo Gabrielle de Bergerac rappresentò il primo vero successo editoriale di Henry James. Se in apparenza può sembrare strana la sua ambientazione francese - e per di più nella Francia antecedente la rivoluzione del 1789 - non va dimenticato che l'interesse per l'Europa, e la Francia in particolare, del grande scrittore americano aveva avuto un inizio ben precoce: dagli amati libri della biblioteca paterna, all'istitutrice Mademoiselle Delavigne, al primo viaggio in Europa nel 1855.È ben nota, del resto, l'influenza che gli scrittori francesi ebbero sulla formazione letteraria di James. Per quanto concerne poi il primo James, e segnatamente Gabrielle de Bergerac, un nome balza sopra tutti, quello di George Sand, della quale lo scrittore americano ammirava la fluidità dello stile e la calda umanità. Al di là delle evidenti affinità - e al di là del giudizio stesso dell'autore, che più tardi definirà quest'opera piuttosto "magra e annacquata" - Gabrielle de Bergerac è un racconto incantevole, che a tratti preannuncia la grande arte jamesiana: e pensiamo in particolare alla stupenda scena della visita alle rovine del vecchio castello, così carica di suspence narrativa, e a quelle brevi parole che la giovane erede Bergerac dice al suo innamorato, il tutore del nipote Coquelin, così distante da lei per estrazione e condizione: "Non viviamo in un mondo naturale, Coquelin". In queste poche parole c'è già tutto l'amaro, angoscioso contrasto fra vita pubblica e privata, uno dei temi portanti della narrativa jamesiana, che lo scrittore più maturo approfondirà e interiorizzerà sempre più e con arte sempre più raffinata.

Il brano:

«Il mio buon vecchio amico, nella sua bianca vestaglia di flanella, con un berretto da notte cremisi al posto della parrucca, sedette per alcuni istanti a guardare il fuoco. Alla fine alzò lo sguardo. Sapevo quello che stava per dire. "A proposito di quel mio debituccio".Non che il debito fosse poi così piccolo. Ma M. de Bergerac era un uomo d'onore, ed io sapevo che avrei ricevuto ciò che mi spettava. […]»