Riforma costituzionale, tra passato e futuro 

Partiamo da qui: il dibattito politico e politologico sulle riforme costituzionali è una costante della recente storia italiana; in particolar modo negli ultimi decenni. 

Si tratta di un segnale, di per sé, della costante ricerca di un equilibrio non precario – e dunque durevole  – tra fattori diversi: governabilità, rappresentanza e partecipazione

Oggi, questo tema è tornato con urgenza al centro dell’agenda pubblica e politica, sollecitando una riflessione sullo stato di salute della democrazia italiana.

Le sfide della contemporaneità – dalla transizione ecologica e digitale alle crescenti disuguaglianze – richiedono infatti istituzioni solide, efficienti, ma soprattutto legittimate da un forte consenso popolare.

È in questo solco che si colloca la necessità di non subire passivamente le riforme, ma anzi di comprenderle, discuterle e, se possibile, orientarle verso una prospettiva comune e condivisa.

Può aiutarci un volume inserito nella nostra collana “I libri di Astrid”, Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa.

Approfondiamo insieme!

La riforma costituzionale per l’Italia di domani

Certamente, prima di avventurarsi in qualsiasi modifica dell’architettura istituzionale, una riforma costituzionale seria dovrebbe poggiare su una diagnosi accurata delle singolarità (anche negative) della democrazia italiana

Anni di marcata instabilità governativa, una crescente e preoccupante disaffezione dei cittadinanza – manifestata attraverso tassi di astensionismo record – e la percezione di istituzioni talvolta farraginose o distanti dalle esigenze quotidiane, hanno incrinato il patto di fiducia tra elettori ed eletti

Inoltre, la rapidità dei mutamenti socio-economici globali stride spesso con la lentezza dei processi decisionali interni, alimentando la richiesta di maggiore efficienza; talvolta a discapito della legittimità democratica e della rappresentatività.

Le criticità strutturali che una riforma costituzionale sono dunque molteplici: 

  • La questione elettorale – La perenne ricerca di un sistema che coniughi stabilità dell’esecutivo con un’adeguata rappresentanza delle diverse sensibilità politiche, evitando eccessive distorsioni del voto popolare.
  • Il funzionamento del bicameralismo – Il sistema bicamerale paritario necessita forse di una ricalibratura delle competenze delle due Camere per ottimizzare l’iter legislativo senza sacrificare il vaglio ponderato delle leggi.
  • La partecipazione cittadina – Al di là del momento elettorale, mancano ancora canali strutturati che permettano ai cittadini e alle cittadine di contribuire attivamente alla formazione delle politiche pubbliche.
  • Il rapporto tra Stato centrale e autonomie territoriali – Un equilibrio collaborativo è fondamentale per un Paese diversificato come l’Italia, evitando derive centralistiche o, al contrario, fughe in avanti non coordinate

Il progetto di riforma costituzionale del governo Meloni

L’attuale esecutivo ha posto al centro della sua azione una proposta di riforma costituzionale incentrata sull’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, il cosiddetto “premierato”. 

L’obiettivo – dichiarato – è quello di assicurare una maggiore stabilità ai governi e un legame più diretto tra l’elettorato e la guida dell’esecutivo

Tuttavia, come evidenziato dagli autori di Costituzione: quale riforma?, questa soluzione, apparentemente semplice e funzionale, pone questioni articolate e potenziali criticità per l’equilibrio complessivo dell’ordinamento repubblicano.

Le principali obiezioni mosse dai costituzionalisti includono:

  • Rischio di squilibrio tra i poteri dello Stato – L’elezione diretta del Premier, soprattutto se accompagnata da un forte premio di maggioranza, potrebbe infatti condurre a una eccessiva concentrazione di potere. Questo indebolirebbe il ruolo di controllo del Parlamento, riducendolo a una camera di semplice ratifica, e altererebbe le prerogative del Presidente della Repubblica, oggi garante del corretto funzionamento delle istituzioni.
  • Impatto sulla rappresentanza e sulla forma di governo parlamentare – La Costituzione italiana delinea una Repubblica Parlamentare, dove il Governo deve godere della fiducia del Parlamento, espressione della sovranità popolare. L’elezione diretta del Presidente del Consiglio, così come prevista, snaturerebbe questa impostazione senza adottare i necessari contrappesi istituzionali.
  • Approccio parziale e non sistemico – La proposta di riforma costituzionale attuale si concentra per lo più su un singolo aspetto (la stabilità del governo, in sintesi) senza un’adeguata considerazione delle sue interazioni con l’intero assetto costituzionale, incluse le leggi elettorali, il ruolo delle opposizioni e i meccanismi di garanzia. Una modifica così impattante richiederebbe quindi, per lo meno, un approccio più oculato e meditato, dunque sistemico.

Intraprendere il sentiero di una riforma costituzionale è un atto di straordinaria delicatezza e importanza

Non può essere il frutto di decisioni affrettate o di maggioranze risicate, ma deve scaturire da un confronto ampio, approfondito e il più possibile condiviso, che coinvolga non solo le forze politiche, ma anche il mondo accademico, le organizzazioni della società civile e i cittadini stessi. 

Da qui nasce una proposta – e un’opzione – del tutto alternativa.

Un libro della fondazione Astrid 

Un vero e proprio faro nell’ambito di questa discussione è, appunto, il volume Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa, frutto della riflessione collegiale di molti tra i più autorevoli costituzionalisti italiani (come ad esempio  Giuliano Amato o Stefano Passigli).

Quest’opera non si limita a un’analisi critica del progetto di riforma costituzionale avanzato dall’attuale Governo Meloni, non si ferma alla pars destruens, ma si spinge oltre, delineando un progetto di riforma alternativo.

Un progetto riformare ancorato ai principi di una democrazia partecipativa e rappresentativa; e ispirato dalle migliori esperienze europee. 

Le direttrici fondamentali di questa visione alternativa per una riforma costituzionale efficace si possono sintetizzare così: 

  • Implementare sistemi elettorali che, pur garantendo stabilità, non sacrifichino l’equa rappresentanza delle minoranze e la pluralità delle voci politiche, magari attraverso meccanismi di proporzionalità corretta.
  • Potenziare il Parlamento non solo come organo legislativo, ma anche come sede del controllo sull’operato del Governo e luogo privilegiato del dibattito pubblico, senza compromettere la qualità della legislazione.
  • Ridefinire in modo più efficiente le competenze tra Stato e Regioni, promuovendo un federalismo cooperativo e responsabile, che valorizzi le specificità territoriali all’interno di una cornice nazionale unitaria.

Questa proposta di riforma costituzionale si nutre della migliore tradizione giuridica italiana e del confronto con le esperienze delle democrazie europee più avanzate, cercando soluzioni che rafforzino il sistema senza stravolgerne i principi cardine. 

L’ambizione non è quella di una riscrittura radicale della Carta costituzionale, ma semmai manutenzione oculata per meglio affrontare le sfide e i dilemmi del presente.

In questo scenario denso di interrogativi, orientarsi e formarsi un’opinione critica e documentata è perciò fondamentale. 

Per questo il libro, disponibile in catalogo, può rivelarsi uno strumento imprescindibile per comprendere a fondo le implicazioni del dibattito sulla riforma costituzionale e valutare con cognizione tutte le alternative.

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