Cenni dal caos
Vincenzo Ananìa
Passigli Poesia
Il libro:
«Di una cordialità effusiva parlerei a definire il clima di questa fresca, benvenuta raccolta di Vincenzo Ananìa poeta; che, dopo la trilogia d'apertura, conclusa da Biblioteca, quasi una summa stratificata del suo 'pensiero poetante', si ripresenta sempre fedele a se stesso nella sostanza e nei temi, ma con un passo in qualche modo più leggero e una scrittura più agevole, disposta più ancora che in passato al pedale dell'ironia e dell'invenzione fantastica, con un abbandono più divertito ai toni dell'apologo sornione o della mascherata surreale. E presenta resta quella, già precedentemente manifestata, grazia di meravigliarsi ancora, giorno per giorno e nonostante tutto, del miracolo dell' 'esserci'...
Nella meditazione che egli ha condotto sulla vicenda del genere umano, immersi con tutti gli altri esseri nel flusso metamorfico della Natura, rimane fermo il coraggio di guardare in faccia al disegno oscuro ma ineluttabile del gran Tutto. Una visione laica, ma senza impuntature, aperta piuttosto alla compassione e alla solidarietà per gli umiliati e gli offesi, vittime del destino o della società, e spesso di entrambi...»
Dalla prefazione di Roberto Pagan
L'autore:
Di origine siciliana e pugliese, ex magistrato, Vincenzo Ananìa è una delle personalità di rilievo della poesia italiana dei nostri giorni. Vive a Roma, dove dirige la rivista di poesia “Pagine”. Ha pubblicato nel campo della poesia: Nell’arco (Crocetti, 1992, con nota introduttiva di Dacia Maraini e Luca Canali – Premio Alfonso Gatto 1993); Le ali di Darwin (Loggia de’ Lanzi, 1999, con prefazione di Franco Loi); Noi (Zone, 2003); Biblioteca (Zone, 2007).
Il brano:
Quando si sorprendono a carezzare
un oggetto della casa – vaso o dorso
di libro, la poltrona prediletta,
il pendolo – oppure a conversare
con la tazza muta o uno spicchio
di luna fra le tende, si rattristano
evitano specchi. Finché ricordano che furono
anche fantasie dell’infanzia,
comprendono che prezioso è il crescente
silenzio di parenti e amici, poi che
più chiara diviene la voce del passato
e va e viene, quieta, come il respiro
della vecchiaia accettata, onda
che baciata la riva si ritira.