Poesia e verità 1942

Paul Éluard

Passigli Poesia

a cura di Fabio Scotto

Anno :2023

Pagine :104

Prezzo :12,50€

ISBN :9788836820238

Accade spesso con i poeti che il loro nome, la loro popolarità, venga associata a poche poesie o anche a una sola poesia in particolare. Nel caso di Paul Éluard questa poesia è senza dubbio "Liberté", un testo di ventuno strofe, più il verso chiave finale, che si snoda come una litania. Questa bellissima poesia, apparsa per la prima volta nella raccolta clandestina "Poésie et verité 1942", quando la Francia si trovava già da due anni sotto il giogo dell’occupazione tedesca, ha immediatamente rappresentato il grido di liberazione di un intero popolo, tanto da arrivare in quello stesso anno a essere paracadutata in migliaia di esemplari dalla Royal Air Force britannica sul suolo francese.
A quell’epoca, Paul Éluard era già uno dei poeti più importanti di Francia, fin dall’inizio strettamente legato all’esperienza surrealista. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l’invasione della Francia lo hanno costretto alla clandestinità e ha cominciato a collaborare con la resistenza anti-nazista. Scrive Fabio Scotto nella prefazione che accompagna questa sua traduzione: «La bellezza e l’efficacia di questa poesia, una delle non poi così frequenti poesie “civili” riuscite e non inficiate dalla retorica e dalla rigidità ideologica, è dovuta principalmente al ricorso all’immagine surrealista, che lavora per associazioni d’idee sorprendenti e imprevedibili costruendo una crescente tensione che di quartina in quartina, con l’effetto litanico del refrain, e la fluidità legata alla mancanza di punteggiatura (lezione apollinairiana), produce una modulazione vocale da preghiera laica». E questa vocazione civile è ben presente anche nelle altre poesie che completano questa breve, ma fondamentale, raccolta, il cui titolo ripropone quello della famosa autobiografia di Goethe, vale a dire del più grande scrittore di quella stessa Germania di cui la Francia soffriva l’occupazione, quasi a testimoniare che esiste uno spirito di fratellanza ben al di sopra delle miserie umane.

 

Tra i maggiori poeti francesi del secolo scorso, Paul Éluard (al secolo Eugène Grindel, Saint-Denis, 1895 – Charenton-le-Pont, Parigi, 1952) è stato certamente uno dei più popolari e influenti. Nonostante la salute malferma – a causa di un attacco di emottisi era appena stato dimesso da un sanatorio –, partecipa alla Prima guerra mondiale, dapprima nel servizio ausiliario e poi, su sua richiesta, come fante in prima linea. Quell’esperienza è al centro di una delle prime raccolte, "Le Devoir et l’Inquietude" (1917). Legato alla straordinaria fioritura delle avanguardie storiche parigine, prende attivamente parte alle riviste e ai movimenti dell’epoca, stringendo amicizia con protagonisti come Philippe Soupault, Louis Aragon, André Breton, Georges Braque, Pablo Picasso. Tuttavia, già a quell’epoca la poesia di Éluard si caratterizza per un’estrema chiarezza espressiva che, unita a una grande musicalità, lo fanno riconoscere come «il più poetico rappresentante della scuola surrealista»; caratteristica, questa, che diventerà ancora più centrale con lo svilupparsi della sua opera poetica. Anche in Italia, Paul Éluard è un poeta da sempre molto amato, che ha avuto tra i suoi traduttori altri poeti come Franco Fortini e Salvatore Quasimodo. Tra le sue raccolte più famose, ricordiamo "Mourir de ne pas mourir" (1924), "Capitale de la douleur" (1926), "L’amour la poésie" (1929), "Donner à voir" (1939), "Poésie interrompue" (1946).