La Divina Contessa

Studio sulla Signora di Castiglione

Robert de Montesquiou

Biblioteca Passigli

Prefazione di Gabriele D'Annunzio; a cura di Maurizio Ferrara

Anno :2021

Pagine :292

Prezzo :22,50€

ISBN :9788836819034

Tra le più interessanti opere di Robert de Montesquiou c’è questa "La Divine Comtesse. Étude d’après Madame de Castiglione", apparsa in soli 200 esemplari nel 1913, oggi preziosi sul mercato antiquario. Con questo suo sottile ritratto, Montesquiou non solo rende omaggio a una delle donne più belle e influenti di ogni tempo, che tanto ruolo ebbe anche nel nostro Risorgimento, ma al tempo stesso unisce alla rappresentazione della bellezza e del potere la narrazione della decadenza che fa seguito alla loro perdita. Con sottile introspezione nella psicologia della “Divina Contessa”, Montesquiou offre anche il ritratto di un’epoca che stava ormai irreparabilmente tramontando. Non è certo casuale che alla Contessa di Castiglione, negli ultimi anni della propria esistenza volontariamente ritiratasi a vita privata e alla costruzione del proprio mito, abbia volto la sua attenzione Gabriele D’Annunzio, il cui destino si sarebbe egualmente concluso nella volontaria reclusione del Vittoriale.

 

Chi ricorda Des Esseintes, il protagonista di "À rebours" di Huysmans, la cosiddetta «Bibbia del decadentismo», forse non sa che il modello di questo personaggio era il conte Robert de Montesquiou-Fézensac (1855-1921), erede di una illustre famiglia originaria della Guascogna, che contava tra i suoi antenati il famoso d’Artagnan. Poeta, romanziere, saggista, Montesquiou ebbe continui rapporti con le avanguardie artistiche del suo tempo, da Mallarmé a Verlaine, da Debussy a Fauré, ma forse più di ogni altra cosa fu un dandy in versione parigina del pur inimitabile Oscar Wilde, che proprio a Parigi doveva concludere drammaticamente la propria esistenza. Montesquiou fu in ogni caso scrittore di qualità, dando probabilmente il meglio di sé nei saggi di critica artistica e letteraria e negli studi dedicati al «bel mondo» che tanto amava. Fu lui a facilitare l’ingresso di Gabriele D’Annunzio nell’alta società parigina; e fu ancora lui a introdurre il giovane Marcel Proust, che lo avrebbe definito “Professore di Bellezza”, nei più esclusivi salotti aristocratici della Parigi dell’epoca. Non è dunque un caso che nella "Recherche" uno dei personaggi più affascinanti, e in parte più inquietanti, sia rappresentato da quel barone di Charlus che certamente deriva non pochi dei suoi tratti proprio da Montesquiou.