La buonanima
Eça de Queiroz
Le Occasioni
Il libro:Apparso dapprima a puntate sulla "Gazeta de Notícias" di Rio de Janeiro nel 1895, il racconto La buonanima ha diversi punti in comune con il più celebre Il Mandarino, pubblicato in questa stessa collana. In entrambi, infatti, vivi e morti si trovano non solo a coesistere, ma anche a intrecciare i propri destini; e se nel Mandarino si narra di un vivo che per salvarsi l’anima va alla ricerca di un morto da lui stesso ucciso, nella Buonanima è il morto che, per quello stesso scopo salvifico, va alla ricerca di un vivo che possa nuovamente ucciderlo. E alla domanda se è vivo o morto, risponderà filosoficamente: «Chi può dire che cos’è la vita? Chi può dire che cos’è la morte?».
L'autore:
L’arte di Eça de Queiroz (1845-1900), massimo esponente del realismo letterario portoghese, è caratterizzata dall’equilibrio fra una calda partecipazione umana e un sottile distacco che fa da veicolo all’ironia. Al centro dei suoi romanzi è la critica della fatuità, del conformismo e dell’ipocrisia degli uomini e delle istituzioni politiche, religiose e familiari.
La Passigli Editori ha pubblicato anche Il mandarino, sempre nella collana Le Occasioni.
Il brano:
«Nell’anno 1474, che fu per tutta la Cristianità così generoso di grazie divine, regnando in Pastiglia re Enrico IV, venne ad abitare nella città di Segovia, ove aveva ereditato case e un terreno, un giovane cavaliere, di puro lignaggio e di gentile aspetto, di nome don Ruy de Cardenas.
Quella casa, lasciatagli dallo zio, arcidiacono e insegnante di diritto canonico, era situata a lato e all’ombra silente della chiesa di Nostra Signora del Pilar; e di fronte, oltre al sagrato, dove cantavano le tre cannelle d’una fontana antica, si ergeva, dietro una fitta cancellata, il tenebroso palazzo di don Alonso de Lara, nobile dalle grandi ricchezze e dalle brusche maniere il quale, già avanti con gli anni e ormai grigio di chioma, aveva preso in moglie una fanciulla famosa in Castiglia per la sua pelle candida, per i capelli color del sole, e per il collo di cigno reale…»