«Quando si dimentica il colore e la consistenza della luce, quando la luna si trasforma in sole, e il sole in ricordo, gli occhi obbediscono al vento prima ancora che a se stessi.» Julio Llamazares. Luna da lupi.
“Voltaici” è un poema per sequenze di rara e perturbante icasticità, forgiato nell’arco “foto-voltaico” di una nuova luce etica. È una profonda meditazione all’interno di quel parigino “Museo dell’uomo”, rimasto chiuso tanti anni per restauri.
Alcool va a situarsi a cavallo fra tradizione, lirismo, modernità e avanguardia, soddisfacendo nel contempo le esigenze del lettore popolare così come quelle del lettore più esigente e colto.
L’esperienza poetica di “Noi non c’eravamo” è il bilancio di un’esperienza sviluppata nel tempo vitale dell’io del poeta e in vasti spazi della modernità, l’analisi di un percorso che tende a sottolineare l’impossibi-lità di conoscere il mistero del reale.
“El contemplado” occupa un posto peculiare nella produzione in versi di Pedro Salinas, per due ragioni. La prima è l’univocità dell’argomen-to, il mare; la seconda è di costituire il principale frutto letterario dei tre anni trascorsi a Puerto Rico tra il ’43 e il ’46.
Le “Elegie duinesi” rappresentano, con i “Sonetti a Orfeo”, lo straordinario compimento di una vicenda poetica ed esistenziale che resta come una delle massime e più profonde espressioni della poesia di tutti i tempi.
Una sequenza di immagini appartenenti alla poliedrica esperienza di Tomaso Pieragnolo ci restituisce un universo di persone ritratte nell’istante decisivo di una illuminazione, di una presa di coscienza che di fatto cambierà la loro vita.
La voce della poesia che non appartiene alla geometria con cui dobbiamo misurare il reale, viaggia su frequen-ze diverse, attraversa l’opacità di ciò che chia-miamo evidenza aprendo fessure in tutto ciò che ci circonda, introducendo un altro senso.
Lunghe sono le braccia come lungo è il tempo della vita, e della poesia che le dà voce. E questa voce ci giunge nel pieno di una splendida, consapevole maturità, che viene a costituire un osservatorio privilegiato, e soprattutto ben rodato.
Testimoni di una presenza che dileguandosi resta scolpita nel cuore, i versi intensi e limpidi di Rosalba de Filippis sono dedicati alla madre, che dà la vita alla figlia e le lascia in pegno non solo la vita ma anche la morte…
Il titolo, tratto da un emistichio di Ezra Pound, dice ciò che fonda ogni storia, ossia l’Amore, forza incantata e intrattabile, cui solo la Poesia con la sua energia ellittica e la sua inesauribile sostanza metaforica può dar voce.