“Vivo sul vivo” è una narrazione incantevole: è l’incontro tra due grandi poeti (Marina Cvetaeva e Maksimilian Vološin), il passaggio di testimone da una generazione all’altra, sullo sfondo di una Russia che si avvia verso gli anni della rivoluzione.
Nel breve spazio di un racconto, Edith Wharton delinea in maniera per-fetta il complesso rap-porto tra madre e figlia, riassumendo mirabil-mente tutta l’atmosfera, i personaggi e le trame dei suoi grandi romanzi.
Con “L’assassinio di via Belpoggio” (1890), che precede di due anni il primo dei suoi grandi romanzi, “Una vita”, Svevo ci offre una narrazione intensa e serrata che rappresenta uno dei primi esempi di “noir” psicologico della letteratura italiana.
Un racconto apertamente autobiografico, ma in cui si avverte appieno lo Svevo della maturità, e si respira una disincantata e pur dolente partecipazione che fa pensare alla poetica di Saba.
Alejandro Subass, il protagonista, cerca di riannodare i fili di una trama famigliare di comunità ebraiche can-cellate dalla furia nazista e disperse tra Europa e Argentina. “Decir Berlín, decir Buenos Aires” è il primo romanzo di Saúl Sosnowski.
Il celebre detective Sherlock Holmes si trova qui alle prese con tre delle sue più famose indagini: “L’avventura del diadema di diamanti”, “I cinque semi d’arancio” e “L’avventura del carbonchio azzurro”.
Le colorite descrizioni di quel mondo affascinante e impenetrabile che furono i salotti letterari di Parigi, di cui Marcel Proust – cronista mondano per «Le Figaro» – è stato uno dei protagonisti.